E’ il momento che la tartaruga esca dal guscio, la bestemmia dei fondi europei non presi

E’ il momento che la tartaruga esca dal guscio, la bestemmia dei fondi europei non presi

Editoriali - E pensare che una buona familiarità con l'Ue e i fondi erogati da questa attraverso i progetti sarebbero utili per finanziare mirate attività della cultura e del sociale, liberare risorse dal bilancio per sostenere ulteriori azioni e al tempo stesso stesso per formare e fornire occasioni di lavoro vero e qualificato a tanti giovani.

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Tempo di bilancio e quindi di numeri e di soldi che sono sempre troppo pochi. O almeno così ci raccontano. In effetti le coperte dei comuni negli ultimi anni si sono ristrette parecchio, mettendo a nudo la classe dirigente che li amministra. Nei tempi moderni attuali o sei un bravo amministratore o si vede. In passato diciamo che poteva essere più facile camuffarsi. In tempi di vacche grasse, è noto, quasi nessuno sta lì a farti le pulci. E gli occhi di tutti diventano più lenti, spenti, incapaci di vedere.

La fame al contrario, e questo è dimostrato a ogni latitudine, apre il cervello. Quando le vacche diventano magre gli occhi di sempre più persone iniziano a lavorare. A volte stravedono pure, ma in linea di massima ci si fa più domande. Una domanda che ha un senso è quella che da qualche giorno stiamo battendo su La Fune: quanti fondi dell’Unione Europea sono arrivati a Viterbo negli ultimi anni?

E fatta la domanda si genera il problema, l’imbarazzo e appare “la nudità” degli amministratori. Questa domanda è infatti imbarazzante perché in sostanza rende visibile alle persone che quello stesso comune che spesso risolve alla spicciolata le questioni con l’epitaffio: “Non ci sono i soldi”; in realtà non è che fa poi tanto per andarli a cercare dove ci sono. In realtà più che altro si limita ad alzare le tasse, insomma viene a pescare nelle tasche di tutti per sostenere la spesa corrente che lui stesso decide. In questi anni poi si sono viste cose discutibili dove sono stati spesi quei soldi. Dal convegno sullo sport costato circa 10mila euro ai 70mila per ‘Luminaria’. 

Ma più di quella che a nostro giudizio potremmo battezzare anche come “malaspesa” ci interessa sottolineare la “mala-gestione” sul fronte delle occasioni che l’Europa offre ai comuni e che il Comune di Viterbo non solo non coglie ma ancora non si è attrezzato per cogliere. E così è naturale che ci troviamo a intervistare il delegato alle politiche europee Christian Scorsi e trovarlo in forte imbarazzo. E’ naturale un cerco silenzio e un certo rumore sotterraneo dopo il primo nostro articolo con dentro una semplice domanda: quando riceve Viterbo dall’UE?

Domanda innocente ma riteniamo illuminante e che depotenzia la classica frase dell’amministratore di turno: “Non ci sono i soldi”. I soldi ci sarebbero anche, forse quello che ancora manca è una classe dirigente. Magari una classe dirigente adeguata e capace di essere in linea con i tempi che corrono. 

E pensare che una buona familiarità con l’Ue e i fondi erogati da questa attraverso i progetti sarebbero utili per finanziare mirate attività della cultura e del sociale, liberare risorse dal bilancio per sostenere ulteriori azioni e al tempo stesso stesso per formare e fornire occasioni di lavoro vero e qualificato a tanti giovani.

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