Il futuro di Viterbo e l’importanza di sconfiggere una mentalità disfattista

Il futuro di Viterbo e l’importanza di sconfiggere una mentalità disfattista

Homepage - EDITORIALE - Sarebbe una grande occasione di crescita generale se "i parlanti" e "gli scriventi" lo facessero conoscendo quello su cui si esprimono. Purtroppo questo non accade e il parlare, il dire la propria, è sempre più un fatto formale: dire piuttosto che avere cura di dire cose sensate. 

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EDITORIALE – Ciclabili, la madre di tutte le polemiche monta nella piazze, strade, bar e case viterbesi. Nell’epoca della parola pubblica alla qualunque, attraverso lo straordinario e infernale mondo dei social, ogni cosa che si muove in città diventa bersaglio e occasione di, sull’onda dei Jalisse, dare vita a “fiumi di parole”. 

Sarebbe una grande occasione di crescita generale se “i parlanti” e “gli scriventi” lo facessero conoscendo quello su cui si esprimono. Purtroppo questo non accade e il parlare, il dire la propria, è sempre più un fatto formale: dire piuttosto che avere cura di dire cose sensate. 

Non c’è più buon senso di nulla, né vergogna. E così qualsiasi cosa e chiunque diventa bersaglio dello scontento di turno, del polemico di nascita o dell’interessato che vuole mettersi in mostra per strizzare l’occhio a questo o quel partito. 

Stranamente poi sembra essersi sviluppata un’idea della critica come azione sana, positiva. Al punto che chi critica è santo e chi non lo fa e cerca di rimanere sui fatti viene tacciato di “filogovernativismo”. Il peccato di chi pone domande sensate e cerca risposte reali è quello di mettere in crisi la narrazione approssimativa dei seguici della polemica. E più adduce ragioni e logica e più diventa indigesto.

Pace, funziona così. Torniamo al progetto delle ciclabili, vero e proprio vaso di pandora di corbellerie, grido allo scandalo e similari. Trasformarle a tutti i costi, costruendo letture e interpretazioni dei fatti non reali, in un manganello con cui colpire chi oggi amministra Palazzo dei Priori è un gioco sterile che serve solo a fare politica. Peccato che si genera un “circolo vizioso” in base al quale la “macchina del fango perenne” è continuamente attiva e destinata a colpire chiunque governi la città.

Questo non significa che la critica a chi amministra sia un errore, lo diventa se la critica è spuntata, non informata, pretestuosa. Di fatto criticare sempre significa non avere come strumento la critica al momento giusto, equivale a spuntare lo strumento. Per farla breve è come la storia di chi grida sempre “al lupo, al lupo” e finisce per non essere creduto quando l’animale feroce arriva davvero. 

La verità sulle ciclabili è che sono state progettate da professionisti e se dovessero non rispettare le norme questi ne risponderebbero. Leggiamo di polemiche perché alcuni tratti di ciclabile corrono sui marciapiedi, perché passano davanti a garage, etc. In tutte le città d’Italia, basta andarci e verificare, hanno queste caratteristiche. Oggi ci troviamo al paradosso di persone che magari vedono per la prima volta una ciclabile e sanno tutto, al punto di individuare errori su errori e costruire la ridicolarizzazione di un’opera invece preziosa per la città e per dare un futuro. 

C’è un male nella mentalità di alcuni che si chiama disfattismo. La definizione del termine è questa: “atteggiamento di accentuato scetticismo o di critica distruttiva nei confronti di strutture o direttive, spec. politiche o economiche, oppure nei confronti della buona riuscita di un’impresa”. E poi c’è un proverbio di quando i popolo erano saggi: “Gli scontenti e brontoloni di fuscelli fa bastoni”. 

Prima di costruire polemiche sarebbe buona cosa informarsi, verificare quello che si dice. Altrimenti non si sta facendo una critica ma si sta facendo una brutta figura. Questo vale in ogni tempo, sotto ogni colore politico. 

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