Liberare la città di Viterbo dalla politicizzazione

Liberare la città di Viterbo dalla politicizzazione

Editoriali - EDITORIALE - Politicizzare non significa fare politica. La politica è fatta di studio e soluzioni ai problemi, il resto è guerra feroce e assetata per il potere. E quando c'è questo livello di dibattito pubblico, quando non ci si confronta sui temi ma si "buttano là" commenti di discredito si fa altro: si fa mafia, si è mafia. Perché il discredito, l'ironia politicizzata e non argomentata, non sono altro che una pallottola fatta di parole. 

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Saggini costruzioniEDITORIALE – Prendiamo qualche parola di Vasco Rossi: “c’è qualcosa che non va sotto questo cielo”. Lo specchio blu a cui ci riferiamo è quello sopra la città di Viterbo. “Abbiamo un problema Houston”, la politicizzazione di ogni sasso o foglia che si muove sulla città. Francamente basta, perché se non ci liberiamo dalla politicizzazione di ogni cosa non andrà mai avanti nulla e a rimetterci è Viterbo e ogni cittadino. Fatto abbastanza ingiusto, inutile, inopportuno e grottesco. 

Ieri abbiamo raccontato su questo giornale, che vogliamo mettere al servizio del territorio, “la sbottata” di un ristoratore: Paolo Bianchini (leggi qui). Bianchini ha un passato politico noto a tutti, per le cariche che ha ricoperto, nel centrodestra viterbese. In questa fase della propria vita fa l’imprenditore e la cosa sembrerebbe riuscirgli piuttosto bene visto che Al Vecchio Orologio, il suo ristorante, è un posto che ha un’identità bella e funziona. Bianchini ha detto chiaramente: “Non me ne frega più niente della destra e della sinistra, mi interessa che Viterbo funzioni”. E’ di parte? Certo, desidera un centro storico vivo perché sa che così guadagnerà di più, ma questo è sacrosanto. 

La sua frase ci ha girato in testa per tutto il giorno. Ci siamo chiesti: perché tira in ballo questo tema? Poi abbiamo capito: ce l’ha con una tendenza a politicizzare ogni cosa che si muove e quindi a sminuire ogni cosa e a ridurla sempre a un ragionamento politico. Poi ha aggiunto: “Se la sindaca farà bene tra quattro anni sarà riconfermata, altrimenti va a casa”. Bellissimo, siamo d’accordo. Questa è l’unica cosa che deve riguardarci come cittadini: chi fa bene continua a governare e chi fa male va via. Punto, il nostro impegno politico finisce lì. 

Invece per molti viterbesi l’atteggiamento è un altro, quasi di tifo affinché le cose non funzionino per mandare via chi ora governa. Un modo di stare sulla città infantile, ridicolo, da tifosi di calcio. Dobbiamo invece capire che la politica è solo un pezzo di quello che c’è a Viterbo e non è l’unica forza in campo e che più che della politica ognuno di noi dovrebbe occuparsi dell’economia, la propria e quella degli altri (perché se le cose vanno bene a tanti probabilmente potranno andare meglio anche a noi). 

Che ci sia una politicizzazione marcia è evidente. Qualche giorno fa, parlando con un altro imprenditore, ci ha detto: “Voi state raccontando gli imprenditori che stanno avendo successo ma la sensazione è che i giornali siano divisi tra chi sta con la Frontini e chi sta contro”. Terribile. 

E ce ne siamo resi conto ancora di più di questa politicizzazione aberrante nel momento in cui abbiamo pubblicato un articolo con i dati di Booking dove i numeri raccontano che la città sarà piena di turisti per il ponte dell’8 dicembre. Sono corsi a commentare l’articolo personaggi viterbesi, con una chiara militanza e appartenenza politica, che non hanno contestato l’articolo nella sostanza (anche perché i numeri non sono opinioni) ma hanno applicato una tecnica antica: hanno scritto frasi denigratorie verso il giornalista, cercando di minare la sua credibilità come persona. Beh, questo è particolarmente triste perché è la tipica tecnica utilizzata dai mafiosi e quindi il fatto assume contorni anche inquietanti. 

In queste ore abbiamo letto, sempre sui social, un cittadino che faceva un ragionamento sensato sul turismo dicendo che è in atto un processo di crescita della città di cui non vanno attribuiti i meriti a chi amministra. Siamo d’accordo, quello che dice è vero ed è la ragione per cui politicizzare ogni cosa è una “boiata pazzesca”, per dirla con Paolo Villaggio. 

Se non si libera il dibattito pubblico e la mente delle persone dai rifiuti tossici della politicizzazione, se non si condannano gli interventi in stile mafioso di alcuni personaggi e non li si espelle dal dibattito pubblico ignorandoli allora la città perderà. Perderà perché sarà dilaniata da una guerra tra bande. Ignorare chi politicizza ogni cosa, inchiodarlo nella dimensione di ridicolo in cui si mette ogni volta che lo fa è l’unico anticorpo democratico e liberale che dovremmo coltivare intorno a noi. 

Politicizzare non significa infatti fare politica. La politica è fatta di studio e soluzioni ai problemi, il resto è guerra feroce e assetata per il potere. E quando c’è questo livello di dibattito pubblico, quando non ci si confronta sui temi ma si “buttano là” commenti di discredito si fa altro: si fa mafia, si è mafia. Perché il discredito, l’ironia politicizzata e non argomentata, non sono altro che una pallottola fatta di parole. 

Foto Fisioterapy Center

 

 

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