Marciapiedi da Incubo – Piazza piccola, disastro grande

Marciapiedi da Incubo – Piazza piccola, disastro grande

Homepage - Foglie diventate un frappè giallastro scivoloso come un casco di banane sbucciate e buttate lì sul marciapiede per sfregio. Non ci siamo nemmeno qui, nemmeno ad addentrarsi nelle piccole vie più nascoste ci regala un momento di serenità. Nessuna passeggiata tranquilla nemmeno in questa zona.

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Piazza Annamaria Mozzoni. Una piccola piazza incastonata nel bel mezzo di una via periferica del quartiere Murialdo, un piccolo spiazzo in una via parallela alla trafficatissima Via Carlo Cattaneo.

Piazza Mozzoni non si conosce molto, un po’ per la sua posizione un po’ nascosta, ma anche perché sta scomparendo sotto una coltre di foglie morte e rampicanti spinosi che crescono sui marciapiedi. Potrebbe essere un respiro di aria pulita in una bella zona residenziale e invece è un gotico cimitero . I marciapiedi in questione cingono completamente la piazzetta e le regalano un aspetto veramente spettrale.

Il primo tratto inizia con un crollo in verticale dei bordi, giù in picchiata verso le ancor più grandi buche della strada, si continua con una grande varietà di vegetazione rampicante in altezza però: belle liane marroni come i rivoli d’acqua dell’Urcionio svettano in alto, sempre più in alto tanto da diventare dei veri e propri ostacoli per chi tenta di arrivare al portone di casa.

Continuiamo la nostra “passeggiata” e troviamo un tocco di azzurro chiaro, la tonalità giusta che sono le buste di plastica abbandonate sul manto stradale sanno dare, infine, l’ultimo tratto di questi marciapiedi, ci regala una bella varietà di buche, buchette e spaccature a cui ormai siamo abituati. Ma la parte migliore è al centro.

Non tutte le ciambelle riescono col buco dice il proverbio e ha ragione anche quando si tratta di marciapiedi. La parte centrale di piazza Mozzoni dovrebbe essere una piccola oasi verde, ombreggiata dagli alberi che lì sono piantati e invece è quasi una latrina a cielo aperto. Fazzoletti, carta, plastica sotto varie e forme e foglie, foglie e ancora foglie, quintali di foglie che sono lì da almeno una ventina d’anni.

Foglie diventate un frappè giallastro scivoloso come un casco di banane sbucciate e buttate lì sul marciapiede per sfregio. Non ci siamo nemmeno qui, nemmeno ad addentrarsi nelle piccole vie più nascoste ci regala un momento di serenità. Nessuna passeggiata tranquilla nemmeno in questa zona.

 

 

 

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