Teatro Unione, aprire ma per fare cosa?

Teatro Unione, aprire ma per fare cosa?

Editoriali - La scommessa è delicata e il rischio che tutto venga gestito con provincialismo e approssimazione altissimo. Un direttore e una squadra, questo serve all'Unione.

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Aprire sì, ma per andare dove? La domanda non se la pone nessuno, è di fatto ignorata. Viterbo punta a ristrutturare il Teatro Unione, per ridare alla città la struttura chiusa dal lontano 2011.

Praticamente il modo di allora di concepire il teatro è morto e sepolto, spazzato via dagli anni duri della crisi piena che il Bel Paese ha avuto in sorte, con il resto del mondo Occidentale. C’è da ripensare un modello, una strategia. Servono uomini giusti e risorse adeguate ai tempi. Serve grande equilibrio e capacità di veduta e programmazione.

L’amministrazione Michelini è alle prese con una vera e propria corsa contro il tempo per riaprire al pubblico nel gennaio 2017. Pena la perdita del finanziamento europeo di un milione e 300mila euro. Non è necessario far partire una stagione teatrale vera e propria ma qualcosa va pensato.

E non è roba che si può fare un mese prima, come accade ogni qualvolta rispunta fuori dal cilindro la volontà di candidare Viterbo a capitale italiana della Cultura. Serve un direttore e servirebbe mettergli la palla in mano già da ora, per non trovarsi come troppo spesso accade a questo capoluogo in brache di tela.

La scommessa è delicata e il rischio che tutto venga gestito con provincialismo e approssimazione altissimo. Un direttore e una squadra, questo serve all’Unione. Se non si trova in tempi rapidi, se non si inizia a lavorare a un progetto di gestione da ora, si farebbe bene a risparmiare il soldi del restauro. A meno che non si pensi di mettere in mano un pezzo così centrale della cultura cittadina al primo che passa, facendo un danno più grande della chiusura stessa.

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