Saggio sul disturbo narcisistico di personalità ovvero la storia dei mille sindaci di Viterbo

Saggio sul disturbo narcisistico di personalità ovvero la storia dei mille sindaci di Viterbo

Editoriali - Wikipedia dice: "Il disturbo narcisistico di personalità è un disturbo della personalità i cui sintomi principali sono egocentrismo patologico, deficit nella capacità di provare empatia verso altri individui e bisogno di percepire ammirazione, che iniziano entro la prima età adulta e sono presenti in svariati contesti.

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Wikipedia dice: “Il disturbo narcisistico di personalità è un disturbo della personalità i cui sintomi principali sono egocentrismo patologico, deficit nella capacità di provare empatia verso altri individui e bisogno di percepire ammirazione, che iniziano entro la prima età adulta e sono presenti in svariati contesti.

Questa patologia è caratterizzata da una particolare percezione di sé del soggetto definita “Sé grandioso”. Comporta un sentimento esagerato della propria importanza e idealizzazione del proprio sé – ovvero una forma di amore di sé che, dal punto di vista clinico, in realtà è fasulla – e difficoltà di coinvolgimento affettivo. La persona manifesta una forma di egoismo profondo di cui non è di solito consapevole, e le cui conseguenze sono tali da produrre nel soggetto sofferenza, disagio sociale o significative difficoltà relazionali e affettive”.

Parole che tratteggiano perfettamente valzer e polche in voga a Viterbo negli ultimi giorni. In modo particolare le danze si sono aperte dopo l’esito del voto del 4 marzo. La pista da ballo più gettonata è quella del centrodestra. Voti presi nelle recenti competizioni, percentuali incassate dal proprio partito, mani strette nelle ultime quarantotto ore e perfino numero di caffè bevuti in un giorno stanno diventando criteri con cui i vari “pavoni” cercano di cucirsi sul petto la coccarda del primo cittadino.

In secondo piano capacità, programmi, idee per la città, sensibilità alla mediazione e all’ascolto, rapporti di valore da poter mettere in campo. Non conta nulla quando l’ego è smisurato. Cavilli, controcavilli, teorie di spartizione delle poltrone tra partiti su scala regionale. Tutto questo tiene banco. Un’offesa all’intelligenza, alla città. Un tripudio del cialtrume da politichetta che tanto starebbe bene in uno di quei film caricaturali come Qualunquemente. 

Tutti sindaci, tanti sindaci. Tutti bravi, pieni di voti ma con un grande difetto palese: quel compasso puntato sulla propria “capocciona” anziché sulla città. O almeno così pare, o così ci pare. Uno deve fare il sindaco perché ha tante preferenze (e ci sentiamo in dovere di scomodare Albert Einstein per ricordare che il concetto di “tante” è relativo). Un altro perché il suo partito è pieno di voti e alle politiche ha fatto il botto (non ricordando che se questo fosse il criterio l’unico sindaco possibile sarebbe un Cinque Stelle, partito più votato). Un altro ancora perché un tizio che passava per caso avrebbe fatto il suo nome. 

La città, signori. La città. Prima di tutto, prima di voi. Prima dell’ego smisurato, del bisogno di poltrone. E per ambire a governare una città non dovete sbandierare voti di altri, cose dette da altri o voti vostri ma in contesti completamente diversi. Dovete avere qualcosa di vero da dire, dovete avere con voi una squadra, qualche buona idea e credibilità. Procuratevi questi e mettetevi in corsa, oppure lasciate il passo. Che la situazione è disastrosa, essenzialmente grazie a questi disturbi narcisistici della personalità. 

Foto Fisioterapy Center

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