Questione migranti, la politica e i cittadini non giochino di rimessa ma d’estensione

Questione migranti, la politica e i cittadini non giochino di rimessa ma d’estensione

Editoriali - La questione politica c'è. Negarla serve a poco. Sarebbe meglio affrontarla. Come? Togliendo i soldi all'accoglienza per destinarli ai cittadini? Strada semplicistica quanto impraticabile. L'operazione culturale da fare forse dovrebbe andare ad aggiungere anziché procedere di sottrazione, o di spostamento dei fondi.

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“Non sottovalutiamo il malessere della gente, sarebbe un grande errore”. Questo il monito delle forze politiche di centrodestra riecheggiato nella sala d’Ercole durante il consiglio straordinario sulla questione migranti.

Lo sguardo è rivolto anche alla manifestazione di San Martino dei giorni scorsi. Uno degli ingredienti del brodo di coltura proprio il malessere. E’ innegabile. E i consiglieri di minoranza, centrodestra e Cinque Stelle, hanno sottolineato più volte la cosa.

“I dati dell’accoglienza dicono che l’Italia sta spendendo 4 miliardi di euro all’anno, a fronte di 100 milioni che vengono dati dall’Europa”, ha precisato Giulio Marini. Il concetto è stato ribadito dal pentastellato De Dominicis. E questo, inevitabilmente, rischia di produrre fastidio e mal di pancia tra i cittadini che stanno affrontando gravi difficoltà a sbarcare il lunario.

La questione politica c’è. Negarla serve a poco. Sarebbe meglio affrontarla. Come? Togliendo i soldi all’accoglienza per destinarli ai cittadini? Strada semplicistica quanto impraticabile. L’operazione culturale da fare forse dovrebbe andare ad aggiungere anziché procedere di sottrazione, o di spostamento dei fondi.

Per costruire politiche d’accoglienza è necessario mettere in campo risorse importanti. Per i migranti e di pari passo per i cittadini. E’ necessario costruire politiche capaci di dare sostegno ai redditi e stimolare la nascita di posti di lavoro. Perché in fondo il lavoro è l’elemento centrale dei nostri tempi. Per operare integrazione è necessario investire in formazione e occupazione dei migranti. Al tempo stesso però, per disinnescare tensioni sociali matematiche, è importante intervenire anche sul malessere dei cittadini.

Così i manifestanti stessi farebbero bene a continuare a manifestare ma non per dire no, per andare contro. Piuttosto dovrebbero cogliere l’occasione per scendere in piazza e fare pressioni sulla politica e sulle amministrazioni per chiedere sostegno al reddito e lavoro. Limitarsi a chiedere al Comune di affrontare con fermezza la questione migranti è un gioco di rimessa. Anche perché se le politiche nazionali vanno in una precisa direzione è difficile per chi amministra i comuni avere spazi di manovra significativi. Chiedano quindi i cittadini con grande forza spesa pubblica per avere una vita dignitosa, per avere un futuro. Inseriscano nello spazio aperto dalla questione migranti questo importante pezzo. Giochino d’estensione.

La questione migranti infatti va risolta e non si risolve con i muri. Ma non si può pensare di risolverla senza innescare tensioni sociali senza investimenti massicci per il lavoro. Di questo i partiti politici dovrebbero occuparsi di più e anche i comuni possono essere chiamati in causa. Dove sono infatti gli sgravi fiscali per chi apre nuove attività? Dove sono i sostegni veri all’imprenditoria locale? Palazzo dei Priori può costruire una politica in questa direzione.

Fino a ora non l’ha fatto. I partiti politici non sembrano cogliere questa prospettiva e agire all’interno, anche a livello locale. Anche in questa direzione andava il nostro editoriale di qualche giorno fa, quello dove ringraziavamo i migranti perché permettono di aprire con urgenza una riflessione e un campo d’azione troppo disertato e non calpestato.

Senza questa rivoluzione copernicana il tema è destinato a diventare di piombo, inevitabilmente.

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