Nebulosa Michelini, una crisi dove nessuno ci capisce più niente

Nebulosa Michelini, una crisi dove nessuno ci capisce più niente

Editoriali - Sono tutti in marcia su un tappeto di uova. Impossibile uscirne senza fare una frittata e non c'è una direzione percorribile che sia indolore per tutti.

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Falchi, colombe, gente che si muove a caso. La crisi di Palazzo dei Priori è sempre più un rebus, un geroglifico indecifrabile. Servirebbe un mago per capire come andrà a finire il tutto, o come dice qualcuno servirebbe uno psicologo. Possibilmente bravo, il più bravo su piazza.

Siamo quasi giunti al punto dei cinquanta giorni di crisi e tutto resta congelato. Ci sono stati una serie di incontri tra le forze in campo ma nessuna rotta si è schiarita all’orizzonte. Il dato che è possibile toccare con mano è che i sette consiglieri, che hanno sostanzialmente sfiduciato Michelini, continuano a tenere il punto. Le prove sono nelle assenze nelle commissioni e domani, il fatto è dato per certo, in consiglio comunale.

Michelini non ha dato alcun segnale per tentare di cambiare verso alla crisi amministrativa: né dimissioni (che gli darebbero venti giorni di tempo per ricercare una maggioranza) né l’azzeramento della giunta. Tutti rimangono sulle proprie posizioni e montano le indiscrezioni.

Tra le più incredibili quella dell’interessamento di Renzi al caso Viterbo, ma anche quella che avrebbe visto il duo Troili-Quintarelli recarsi dal notaio in solitaria. Probabilmente saranno andati a fare un passaggio di auto dall’uno all’altro. Poi è stato annunciato l’ingresso di Serra in giunta, che equivarrebbe per il cardiologo a puntarsi, politicamente parlando, una pistola alla tempia affidando il grilletto al sindaco. Tante chiacchiere, troppe chiacchiere.

L’unica cosa su cui sempre più consiglieri si stanno convincendo è che l’ora dell’amministrazione Michelini sia scoccata. Si sta quindi ragionando a una strategia d’uscita, per tutti. Anche se, ogni giorno che corre, sembra sempre più difficile trovarla.

Non c’è una via di fuga che non sia destinata a lasciare “morti” (politici) sul campo. Se la frattura si ricompattasse i sette perderebbero la faccia, se si votasse a giugno dentro il Pd si aprirebbe una guerra senza quartiere, se arrivasse il commissario fino a maggio 2017 le liste civiche si estinguerebbero. Che fare?

E la cosa peggiore è che nessuno si fida più dell’altro. Troppi veleni, troppe castronerie, bugie e mancanze di rispetto.

Sono tutti in marcia su un tappeto di uova. Impossibile uscirne senza fare una frittata.

 

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