Rete delle macchine a spalla, la ballata dei Candelieri di Sassari (video)

Rete delle macchine a spalla, la ballata dei Candelieri di Sassari (video)

Homepage - Vi raccontiamo i Candelieri di Sassari, portati ogni anno il 14 agosto. Una tradizione parte della rete delle Macchine a spalla.

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candelieri02Un voto fatto alla Madonna Assunta, che avrebbe salvato la città di Sassari dalla peste, è all’origine de ‘La Discesa dei candelieri’ (in sassarese Faradda di li candareri o solo Faradda). Ogni anno, la sera del 14 agosto, una processione danzante di grandi colonne di legno, ceri simbolici, detti “candelieri” (li candareri), si svolge lungo il Corso Vittorio Emanuele II fino a Porta Sant’Antonio e dal Corso Francesco Vico fino ad’arrivare alla chiesa di Santa Maria di Betlem.

A portare i “ceri danzanti” sono attualmente dieci “gremi” (corporazioni). La festa inizia al mattino, con la vestizione dei candelieri nei pressi dell’abitazione dell’obriere o davanti alle sedi dei gremi. Le grosse colonne vengono adornate con bandiere e ghirlande di carta (bora-bora) e fiori. Il gremio dei massai e quello dei contadini adornano il candeliere anche con spighe di grano. I candelieri vengono quindi trasportati fino alla piazza Castello (dall’omonimo Castello di Sassari) da dove, dopo un piccola sosta di ringraziamento alla Vergine nella chiesa del Rosario, parte la sfilata.

La processione è aperta dalla banda musicale che viene seguita dai dieci candelieri, accompagnati dalle quattro bande cittadine, in ordine dal più giovane al più antico e prestigioso: fabbri, piccapietre, viandanti, contadini, falegnami, ortolani, calzolai, sarti, muratori e massai. Ogni candeliere, accompagnato dal suono del tamburo (e per i viandanti anche dal piffero), compie numerose evoluzioni durante il tragitto, oscillando fra la folla, girando su se stesso (facendo così avvolgere i nastri o betti che scendono dalla sommità) o cambiando rapidamente direzione. Secondo una vecchia tradizione, più il candeliere sarà baddarinu (ballerino), più l’annata sarà buona.

Ogni anno si organizzano diversi gemellaggi fra i gremi che occupano posti di sfilata vicini; rituale tipico è quello di far avvicinare i due (a volte tre) candelieri senza preavviso e farli ballare uno di fronte all’altro; poi i due capo-candelieri (li capi carriaggi, che guidano le danze del cero) si scambiano e fanno ballare l’altro candeliere. Il momento culmine è quello del cosiddetto “bacio” fra i ceri, che vengono inclinati, quasi a fare un inchino, con i due capitelli che si toccano.

 

LA CERIMONIA

I candelieri ballano lungo il corso Vittorio Emanuele, arteria principale della città antica, e raggiunta la metà della via, passano davanti al Teatro civico, l’antico “Palazzo di città”, dove il sindaco li attende insieme alla sua giunta; una volta che anche l’ultimo candeliere passa davanti alla soglia del palazzo, i massai entrano nell’edificio e, dopo aver scambiato la loro bandiera con il gonfalone comunale con il rito detto dell’Intregu, brindano alla lunga vita (“A zent’anni!”) e invitano il sindaco a unirsi al corteo.

Quando il candeliere dei muratori arriva nel corso Vico, anziché dirigersi direttamente in chiesa, devia dal percorso verso uno spiazzo in cui anticamente si trovava uno degli ingressi della città (largo Porta Utzeri), dove compie un ballo per bloccare simbolicamente un nuovo ingresso nella città alla peste. Secondo la tradizione l’ultimo morto di peste della città sarebbe infatti uscito da quella porta. Terminato il ballo, il candeliere dei muratori si riunisce a tutti gli altri.

I candelieri raggiungono infine il sagrato della chiesa di Santa Maria di Betlem. Secondo la tradizione, come stabilito dalle antiche regole (1531), dopo l’ingresso delle autorità, i candelieri entrano nella chiesa in ordine inverso rispetto alla sfilata. Quando il cero dei viandanti si accinge ad entrare in chiesa, i gremianti danno l’ordine di spezzare la croce con la bandiera dell’obriere che sta in cima al capitello, perché ritengono che porti fortuna (credenza contraria a quella delle altre maestranze che la ritengono una cosa sfortunata).

Dopo una breve cerimonia finale, il voto si può considerare sciolto fino all’anno successivo. La festa finisce quando i massai accompagnano il sindaco a Palazzo Ducale, sede del municipio.

 

 

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