Macchina di Santa Rosa e sviluppo turistico, riflessioni realiste verso un Museo delle Macchine

Macchina di Santa Rosa e sviluppo turistico, riflessioni realiste verso un Museo delle Macchine

Homepage - SPECIALE SANTA ROSA - La crescita turistica di un territorio è un fenomeno che va progettato, organizzato, sperimentato, corretto. Non esistono geni della lampada capaci di creare uno sviluppo da bum.

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Saggini costruzioniSPECIALE SANTA ROSA – La Macchina di Santa Rosa non può essere concepita come la panacea per lo sviluppo turistico della città di Viterbo. Chi immagina che il Trasporto e la sua secolare tradizione possa dare una risposta alla voglia di portare masse di turisti nel capoluogo della Tuscia farnetica. E chi apre riflessioni e giudizi sui risultati esigui ottenuti su questo fronte è il più delle volte in cattiva fede e nel restante conosce poco di turismo. 

Innanzitutto va considerata la natura specifica di questo evento. Si tratta di una manifestazione sicuramente unica nel suo genere e spettacolare ma anche molto locale. A renderla speciale è un sentimento che difficilmente può essere trasferito ai non viterbesi. Il resto del mondo ne può cogliere l’aspetto scenico, può rimanere incantato dall’attaccamento delle persone del posto verso questa Macchina ma difficilmente può andare oltre. E’ un qualcosa che sicuramente affascina ma difficilmente un cittadino di Pechino o di New York verrebbe in Italia per la Macchina di Santa Rosa. Ragioniamo e ipotizziamo che a Tokyo venga portato a spalla un Buddha di 30 metri di altezza, quanti viterbesi andrebbero a vederlo? Il resto del pianeta ragiona in maniera molto simile a noi. 

Ma anche un Milanese perché dovrebbe essere così attratto da non poterne fare a meno?

Poi c’è la particolare natura della manifestazione. Si svolge in un giorno fisso dell’anno, il tre settembre, che può capitare in qualsiasi giorno della settimana. Si svolge in un preciso arco temporale: dalle 21 alla mezzanotte circa. In una serie di piazze che tra l’altro non sono proprio l’Olimpico per dimensioni. Quindi l’offerta di posti che possono essere “messi sul mercato” è ridottissima. Tanto che gli stessi cittadini della provincia di Viterbo lamentano il fatto di non riuscire ad acquistare biglietti di sedie e tribune perché il diritto di acquisto anticipato di alcuni giorni per i residenti del capoluogo fa piazza pulita della disponibilità. I restanti posti, quelli liberi, sono pur sempre limitati e di fatto occupati dai viterbesi. Anche se i tour operator decidessero di “vendere” il Trasporto ai propri clienti e ne portassero diecimila in città dove entrerebbero? Senza contare il fatto che la stessa offerta di posti letto, non essendo Viterbo una città realmente turistica, rimane risicata. 

In buona sostanza non ci sono le condizioni “di prodotto” e di “offerta” tali da potere immaginare la festa di Santa Rosa come un attrattore turistico di massa. Non ci sono ora e non ci saranno mai. Neanche se venissero spesi milioni di euro in comunicazione. Anzi si avrebbero se si riuscisse in un miracolo di marketing, probabilmente, effetti disastrosi. 

Andrebbero poi considerati altri aspetti. Portare in città migliaia di turisti per l’evento avrebbe un costo diretto sulle casse comunali a introiti diretti zero. Pensate solo all’aumento esponenziale dei rifiuti che avrebbe un costo pubblico. A quel punto l’unico modo per rendere sostenibile la cosa diventerebbe l’introduzione di un biglietto d’ingresso generalizzato, anche per i posti oggi liberi. Siamo sicuri che sia questo lo spirito della manifestazione?

L’unico ragionamento sul turismo a potere avere un senso tecnico sarebbe mettere a frutto il Patrimonio Unesco della Macchina di Santa Rosa dentro un processo di caratterizzazione dell’identità della città di Viterbo. E’ questo quello che manca davvero e che, passo dopo passo, può portare risultati positivi in termini di crescita turistica. Un turista che arriva a Viterbo extra tre settembre non ha modo di conoscere la principale tradizione viterbese. Manca, questa la partita del prossimo decennio, un Museo delle Macchine. 

Quindi attivare uno storytelling della città per dire: “venite a Viterbo per godervi le terme, la bellezza medioevale e rinascimentale, visitare il primo conclave e immergervi nell’emozione del Trasporto della Macchina di Santa Rosa”. Un Museo è aperto 365 giorni all’anno, racconta 365 giorni all’anno ed è in grado di assorbire costantemente numeri ragionevoli di turisti. Quei turisti che possono riempire le strutture ricettive esistenti 365 giorni all’anno e magari creare una domanda tale per raddoppiare o triplicare gli attuali posti letto. 

La crescita turistica di un territorio è un fenomeno che va progettato, organizzato, sperimentato, corretto. Non esistono geni della lampada capaci di creare uno sviluppo da bum. Anche perché più che geni della lampada si rivelerebbero apprendisti stregoni. 

 

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