Vacanze molisane, il racconto dall’interno

Vacanze molisane, il racconto dall’interno

Juppiter Vacanza Speciale - Dopo averlo raccontato a distanza per 5 giorni abbiamo imboccato l'autostrada e siamo arrivati qua. A tre ore e mezza di macchina, sotto una pioggia da diluvio universale, c'è il mare e il Molise. C'è la carovana dei cappelletti rossi.

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Io sto con la carovana Be Different di Juppiter. Nel senso che sono dentro le vacanze molisane e la pagina di diario della sesta giornata la scrivo dall’interno e in prima persona. Ho chiesto a Livia di fare comunque lei le foto e di mandarmele, così come abbiamo fatto dall’inizio.

Alessandro mi ha rifilato tre gol, proprio come la sua Roma alla mia Juventus domenica scorsa. Per quest’anno meglio lasciare da parte il calcio. Veri tipi da spiaggia al Centro Vacanza Molise. Non ci manca niente: le bocce, le carte, la palla e il mare. Bello piatto, che mette serenità.

Con Antonio ho scoperto il mio dinosauro preferito, è decisamente il triceratopo. Il suo ancora non me l’ha detto, la verità è che gli piacciono tutti. La giornata del cinque settembre può essere riassunta così: un sacco pieno di roba bella. Ma non sono le cose a fare tutto, è la tribù.

Tribù, termine che non abbiamo noi occidentali. Termine con cui abbiamo definito gli altri, da altre parti del mondo. Per noi sono tribù gli indiani d’America o i popoli africani o dell’Amazzonia. Poi passeggi per Vasto e vedi un padre, per mano il figlio e dell’altra parte della catena la moglie, che guarda la carovana passare e dice: “E questa cosa è? Una tribù?”.

La vacanza molisana è uno spazio-tempo dove non puoi orientarti. Nemmeno il mio tom tom un po’ datato, che in realtà è di Tania, potrebbe dirci quale è la strada giusta. Non abbiamo cartine geografiche utili in questa dimensione del mondo e l’unica cosa che si può fare è abbandonare completamente l’idea di schemi, abitudini, consuetudini.

Qui esiste un presente, eternamente mutevole e pronto a schizzare da una parte all’altra come fanno i banchi di pesci nei mari. E allora ritrovi qualcosa. E capisci quando battere il cinque a Diego e quando dare la mano a Simone che ti si attacca come una cozza allo scoglio e non vuole fare altro che passeggiare per Vasto con te per un po’.

Ripercorro tutto l’albo delle macchine di famiglia. Da una vecchia Golf dei primi anni Ottanta, che ripesco nella mia memoria di bambino alla Opel Corsa, passando per una serie di Fiat che per Franco sono tutte belle. Rimane un po’ deluso quando gli comunico che non ho mai avuto un’Alfa Romeo.

A tavola rimaniamo un po’ spiazzati, io e la mia ragazza, quando prima di mangiare scoppia un canto. Una cosa che con altri nostri amici non abbiamo mai fatto. Però una roba che funziona, mette allegria. Ma la vera bomba è che siamo andati in discoteca.

Decisamente un posto niente male: la Baja di Vasto. Accolti con un grande sorriso dal responsabile della sicurezza, che ha la figlia alla scuola marescialli a Viterbo. Il mondo è decisamente piccolo.
Franco ha anche fatto il dj e tutti gli altri hanno ballato per un po’. Abbiamo ballato insieme.

A distanza di qualcosa come 7 anni, capisco il senso di un video sulle vacanze speciali all’Elba che Salvatore mi fece vedere e regalò la prima volta che ci siamo conosciuti. Quel video mi aveva colpito subito e in questi anni l’ho fatto vedere a diverse persone. In realtà avevo capito poco di tutto.

 

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