Talete, i Comuni ribelli si devono arrendere

Talete, i Comuni ribelli si devono arrendere

Homepage - Fine della storia. Anche il Consiglio di Stato, come in precedenza il Tar, boccia la richiesta di 18 Comuni della Tuscia di dichiarare illegittimo il commissariamento deciso dalla Regione Lazio in merito al mancato ingresso in Talete, la società che gestisce il servizio idrico integrato nella provincia di Viterbo

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Fine della storia. Anche il Consiglio di Stato, come in precedenza il Tar, boccia la richiesta di 18 Comuni della Tuscia di dichiarare illegittimo il commissariamento deciso dalla Regione Lazio in merito al mancato ingresso in Talete, la società che gestisce il servizio idrico integrato nella provincia di Viterbo.

La decisione del tribunale amministrativo di appello è di qualche giorno fa e di fatto mette fine ad una querelle che si trascinava da tempo, da quando cioè alcune municipalità (di ogni colorazione politica, ma soprattutto di centrodestra) si erano opposte con un ricorso al Tar all’atto con il quale la Regione commissariava il servizio, obbligandole di conseguenza ad entrare a tutti gli effetti nella società di gestione. Montalto di Castro, Tuscania, Grotte di Castro ed altre 15 amministrazioni si erano appellate al tribunale amministrativo regionale contestando la legittimità di quel provvedimento. Dopo la prima decisione, il ricorso in appello e anche in questo caso verdetto sfavorevole ai ricorrenti: l’atto della Regione non contiene profili degni di contestazione, anzi è dovuto poiché applica una direttiva di legge finora disattesa. Da segnalare anche che Grotte di Castro, guidata dal sindaco Piero Camilli, oltre che in collaborazione con gli altri comuni, aveva promosso da sola un ricorso al Tar, ma poi i procedimenti erano stati unificati poiché concernevano il medesimo argomento.

Per farla breve, adesso le amministrazioni comunali che avevano rinviato e sdegnosamente evitato la partecipazione al capitale sociale, dovranno necessariamente farlo, cosicché finalmente Talete potrà gestire il servizio in tutta la Tuscia, con conseguenti (si spera) economie di scala. Ancora non si conosce il meccanismo che sarà utilizzato (redistribuzione delle quote o ampliamento delle stesse): quel che è certo è che della questione si occuperà il nuovo presidente della Provincia che, per legge, è anche presidente dell’Ato.

Molto probabile che per i cittadini di quei 18 comuni la bolletta dell’acqua sarà in futuro più salata poiché le tariffe saranno adeguate a quelle che Talete utilizza nelle altre zone di in cui si occupa del servizio (che comprende anche, tra l’altro, lo smaltimento delle acque reflue e la dearsenificazione). Peraltro, sembra almeno per il momento tramontare l’ingresso di privati in Talete: la nuova governance di Acea, espressa dal Movimento Cinquestelle che amministra Roma, ha fatto garbatamente sapere che per ora non sono in programma acquisizioni di altre società. Quindi toccherà ancora ai sindaci occuparsi di Talete con il rischio che quella massa non piccola di debiti (mai ufficialmente smentita) riaffiori da un momento all’altro con conseguenze nefaste sulle casse di tutti i comuni del Viterbese.

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