La grande ri-scoperta archeologica delle Grotte di Scalina

La grande ri-scoperta archeologica delle Grotte di Scalina

Homepage - Visitate per la prima volta alla fine dell'800 da Luigi Rossi Danielli sono poi cadute nel dimenticatoio. Negli ultimi anni la riscoperta della tomba rupestre, uno dei grandi tesori della Tuscia.

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Nel nostro territorio esiste un numero sconfinato di bellezze, sia naturali che realizzate dall’uomo, che a volte alcune di esse vengono dimenticate. Ne sono la prova lampante le Grotte di Scalina: una tomba rupestre sulla Tuscanese di matrice etrusca del IV secolo avanti Cristo, scoperte tra le fine dell’800 e l’inizio del secolo scorso dall’archeologo viterbese Luigi Rossi Danielli e poi cadute nel dimenticatoio alla morte di quest’ultimo nel 1909.

Da allora le Grotte di Scalina scompaiono nell’oblio, fino al 1962, quando viene pubblicata una foto dell’archeologo viterbese e del collega Luigi Scriattoli di fronte alla tomba rupestre. Lo scatto riaccende la curiosità del mondo archeologico per il sito, che si pensava fosse andato distrutto o depredato dai tombaroli. La svolta arriva nel 2010 quando la soprintendenza, l’ècole normale supèrieure de Paris, il centro Jean Bèrard di Napoli, l’ècole fracaise di Roma e la fondazione Carivit decidono di intervenire e di recuperare la tomba rupestre.

I ricercatori che accettano la sfida riscoprono un sito unico nel suo genere. Interamente scavata nel tufo, la tomba rupestre sulla Tuscanese è una delle più grandi mai rinvenute con una facciata larga 14 metri e alta 12. La struttura è divisa in tre piani, collegati tra loro con rampe di scale ancora percorribili, seppure logorate dal passare dei secoli.

Purtroppo il passaggio dei tombaroli è piuttosto evidente. Scomparsi tutti i monili e le immagini sacre che di sicuro erano presenti all’interno delle Grotte di Scalina, ma qualcosa è rimasto. Del tutto integri, infatti, i 4 sarcofagi di tufo risalenti al 320 avanti Cristo presenti nella tomba, mentre ben dieci vasi intatti sono già esposti al museo nazionale etrusco della Rocca Albornoz a Viterbo.

Quello presente a Viterbo è un patrimonio immenso, riconosce compiaciuto il sindaco Michelini durante la conferenza stampa di presentazione delle Grotte. Insieme a lui c’è l’assessore Delli Iaconi, la la sovrintendente Valeria D’Atri e i rappresentanti delle istituzioni francesi che hanno eseguito la ricerca: Vincent Jolivet, direttore del centro nazionale di ricerca archeologica dell’università di Parigi, e Edwige Lovergne, archeologa dell’Università di Parigi.

Domani il sito delle Grotte di Scalina sarà visitabile al pubblico, dalle 17 alle 19.30, al chilometro 11 della strada Tuscanese. Intanto il lavoro di ricerca non si ferma. Gli archeologi hanno ancora una settimana di scavi e operazioni di raccolta dati, poi si deciderà se continuare a scavare o fermarsi. Il prossimo 15 dicembre, intanto, della tomba rupestre della Tuscia se ne parlerà durante una giornata di studio dedicata a Parigi.

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