I sindaci fuori Talete pronti a ricorrere al Consiglio di Stato

I sindaci fuori Talete pronti a ricorrere al Consiglio di Stato

Homepage - Non si danno per vinti i rappresentanti dei 18 Comuni ancora fuori dalla società di gestione idrica, che invitano i colleghi a non partecipare alla riunione Ato di oggi

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Continua la lotta dei sindaci della Tuscia contro Talete spa, la società delegata a gestire il sistema idrico provinciale. Dei 60 comuni che compongono la provincia di Viterbo, infatti, 18 sono rimasti ancora fuori dalla società e hanno continuato ad amministrare l’acqua personalmente. Per far entrare tutti i comuni all’interno della spa, la Regione ha decretato che le amministrazioni che non avessero aderito sarebbero state commissariate. A questo ultimatum i Comuni hanno reagito con un ricorso al Tar, respinto poche settimane fa, ma la lotta non è ancora finita.

Secondo i sindaci dei 18 comuni, infatti, la gestione Talete non solo non porterebbe alcun giovamento al sistema idrico dei paesi, ma decreterebbe quasi sicuramente un aumento dei prezzi delle bollette tutto a carico dei cittadini. Per questo motivo, sfumato il ricorso al Tar, i primi cittadini hanno deciso di sottoporre il loro caso direttamente al Consiglio di Stato.

Ieri mattina i 18 rappresentanti si sono riuniti per decidere il da farsi e insieme hanno concordato la strada da seguire per evitare quella che definiscono “privatizzazione dell’acqua”. La questione, infatti, da qualche tempo è al centro di un’aspra polemica portata avanti dal comitato viterbese “Non ce la beviamo”, che ha più volte accusato Talete di voler ribaltare il voto popolare al referendum del 2011 e privatizzare il bene pubblico. Le critiche si sono inasprite quando la società hanno iniziato a cercare partner privati per migliorare la gestione.

Proprio oggi, infatti, è fissata una conferenza dell’Ato – rinviata dopo che quella dello scorso 26 luglio è andata deserta – nella quale, a detta dei sindaci fuori Talete, verrà chiesto un nuovo aumento delle tariffe, oltre all’ingresso del socio privato Acea in Talete, di fatto “svendendo l’acqua pubblica in favore di imprenditori privati”.

“Dai documenti inviati alle amministrazioni comunali – fanno sapere i sindaci dei 18 comuni – appare evidente che la strada intrapresa dal cda della Talete e dall’Ato sia quella di costringere i comuni a cedergli il servizio e di favorire la privatizzazione dell’acqua pubblica, con ogni conseguenza negativa nei confronti dei cittadini che saranno costretti a pagare bollette sempre più care”.

I sindaci, infine, hanno lanciato un appello ai loro colleghi della provincia, chiedendo di non presenziare neanche alla riunione di oggi, evitando così che possa palesarsi la possibilità di dover alzare nuovamente le tariffe e le bollette dei cittadini.

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