Backstage – Governo del cambiamento? Per ora, no

Backstage – Governo del cambiamento? Per ora, no

Homepage - Il cosiddetto "governo del cambiamento" a dire tutta la verità sta cambiando ben poco. Le difficoltà sono tante e questo va riconosciuto, ma si percepisce una sorta di senso di impotenza e di precarietà di fronte alle grandi sfide dell'occupazione e del lavoro in primis. Alla resa dei conti, le azioni più eclatanti (nel bene e nel male) si possono registrare soltanto nel settore dell'accoglienza ai migranti

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Il cosiddetto “governo del cambiamento” a dire tutta la verità sta cambiando ben poco. Le difficoltà sono tante e questo va riconosciuto, ma si percepisce una sorta di senso di impotenza e di precarietà di fronte alle grandi sfide dell’occupazione e del lavoro in primis. Alla resa dei conti, le azioni più eclatanti (nel bene e nel male) si possono registrare soltanto nel settore dell’accoglienza ai migranti. Il ministro Salvini ha impresso una solenne stretta agli approdi in Italia e questo (al di là delle posizioni personali) ha permesso almeno di mettere in evidenza le ipocrisie e l’inadeguatezza dell’Europa nel suo insieme a gestire un fenomeno di così ampia portata. In estrema sintesi, tutti a parole sono prontissimi a fare tutto; nella sostanza, questi poveri disgraziati non li vuole nessuno, salvo qualche rarissima eccezione. Vale a dire, quando i barconi arrivano, prendeteveli voi e non create tanti problemi. Alla faccia della solidarietà sbandierata in ogni occasione utile.

Ma è sui temi economici che il governo si gioca il futuro. E qui la questione diventa tranciante perché le promesse elettorali sono state tante e tutte assai onerose. E’ evidente che non si può fare tutto e subito e che gli interventi non potranno che essere graduali. Ma anche nella necessaria scansione temporale, non si può pensare di cavarsela con aggiustamenti minimi che almeno non cominciano ad aggredire le grandi problematiche sul tappeto. Tenere insieme reddito di cittadinanza, flat tax, riforma della legge Fornero  (tanto per citare solo alcuni dei capisaldi del duo Di Maio – Salvini) è impresa al limite del miracolo. Tanto più che il debito pubblico italiano, figlio di decenni di allegra gestione delle finanze pubbliche, pesa ben più di un macigno.

E allora, il quadro che ne viene fuori è quanto meno preoccupante. Il ministro dell’Economia Tria deve tenere a bada la feroce euroburocrazia e deve anche dar conto ai suoi sponsor (la coppia di cui sopra) che reclamano a gran voce i soldi per mandare avanti i loro progetti. Una specie di quadratura del cerchio che, come si sa, è impresa impossibile. La sensazione è che la Finanziaria partorirà semplicemente un po’ di topolini da dare in pasto (metaforicamente) all’opinione pubblica e che gli interventi veri ed incisivi saranno rimandati a tempi migliori. Se e quando arriveranno.

In questo quadro per diversi aspetti sconsolante, si segnala anche il cosiddetto “scippo” dei 17 milioni di euro destinati a Viterbo dal progetto periferie del governo Gentiloni. Si dimentica di dire che quei soldi erano vincolati al raggiungimento di un determinato punteggio nella graduatoria dei capoluoghi italiani; quota non raggiunta dalla Città dei Papi che, al contrario, si è classificata in posizione piuttosto bassa. Magari, la faccenda andava gestita meglio a livello di comunicazione e di educazione istituzionale, ma la sostanza è questa: c’è poco da strillare. E poi magari si scopre che il portavoce del presidente del Consiglio è un signore finora noto per la partecipazione al Grande Fratello che si mette in tasca la bellezza di seimila euro netti al mese, più dello stesso premier. Di fronte allo sdegno generale, il signore in questione ha candidamente affermato che quei soldi se li merita tutti perché lavora 14 ore al giorno. Andatelo a spiegare a tanti, tantissimi giovani che cercano disperatamente di lavorare nel settore del giornalismo e che incassano ben 6 euro netti a pezzo (quando va bene) e che un contratto vero probabilmente non l’avranno mai. In fondo ci sono solo 3 zeri di differenza… E che sarà mai.

Foto Fisioterapy Center

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