Viterbo che fu \ Dalla Roma Imperiale, ecco la storia del Pangiallo

Viterbo che fu \ Dalla Roma Imperiale, ecco la storia del Pangiallo

Homepage - Oltre al panettone, pandoro e torroni di varia "foggia", a produzione industriale, ci sono prodotti tipici di ogni città e regione, quelli fatti in casa, il cui profumo rievoca in modo intenso e piacevole il ricordo del Natale "de quanno s' adèra ciùche". Nella tradizione viterbese troviamo il Pangiallo, la cui origine risale addirittura alla Roma Imperiale

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I dolci consumati durante le “feste aricordatóre”, come quelle del periodo natalizio, sono fondamentali per creare un’atmosfera ancora più calda quando ci riunisce tra parenti ed amici “co’ le zampe sott’al tavulìno, a magnà a quattro ganàsse”. Oltre al panettone, pandoro e torroni di varia “foggia”, a produzione industriale, ci sono prodotti tipici di ogni città e regione, quelli fatti in casa, il cui profumo rievoca in modo intenso e piacevole il ricordo del Natale “de quanno s’ adèra ciùche”.

Nella tradizione viterbese troviamo il Pangiallo, la cui origine risale addirittura alla Roma Imperiale; quando, durante il periodo del solstizio d’inverno, si usava preparare e consumare i “pani ed i dolci dorati” come buon auspicio per favorire il ritorno del Sole…la sua forma rotonda e a cupola, ricorda proprio la figura dell’astro nascente. Il nome “pangiallo” deriva dall’inconfondibile strato di pastella d’uovo o di zafferano, che un tempo lo ricopriva, mediante il quale si cercava di ricreare la caratteristica lucentezza del Sole. In un antico ricettario dei primi del Settecento ritrovato a Viterbo nella biblioteca della casa dei conti Venturini Ciofi Degli Atti, viene scritto in maniera esplicita, che nella preparazione si dovesse usare lo “…zaffarano, avertendo di lassarne un poco per dargli il colore di sopra alle pagnotte quando sono cotte…”.

Nell’antichità il Pangiallo si otteneva impastando frutta secca, cedro candito e miele che oltre ad addolcire, contribuiva alla sua conservazione. Col passare del tempo questo dolce, nella sua preparazione, è stato arricchito con altri ingredienti come i pistacchi, “nòcchie” (nocciole), frutta candita, mandorle, noci e gocce di cioccolato fondente, che hanno contribuito a creare diverse varianti. Nella Tuscia tra i vari pani natalizi, troviamo anche il “Pane dolce di Bomarzo”, il “Pane del Vescovo, la “Pizza di Natale di Tuscania” e tanti altri… de più no’ me sdelongo e bòne feste man tutte!

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