Via san Leonardo 23, spariti per sempre affreschi del ‘400

Via san Leonardo 23, spariti per sempre affreschi del ‘400

Storie - Una storia che deve essere scandagliata nei dettagli, ma la fonte che la tira fuori è autorevole e per questo abbiamo deciso di rilanciarla. In via san Leonardo 23 sono scomparsi per sempre degli affreschi, o ciò che ne restava, del '400. A denunciare il fatto, tirando in ballo anche la Procura della Repubblica, il giornalista viterbese Mauro Galeotti.

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Ogni domenica vi raccontiamo una storia che ha a che fare con il Viterbese. In genere si tratta di cose accadute anni o secoli fa, di cui magari in pochi sono a conoscenza. Oppure vi parliamo di personalità o cose curiose. Questa volta abbiamo deciso di dare spazio a una storia recente, di questi giorni, ma che ha a che fare con il passato di Viterbo. L’ha raccontata il giornalista Mauro Galeotti sul suo quotidiano on line La Città. Ci sembra importante fermare l’attenzione su quanto ha raccontato Mauro e per questo lo riproponiamo con il suo racconto in prima persona. Siamo in via san Leonardo 23, dove sono spariti per sempre degli affreschi.

 

La storia di Galeotti

Pochi giorni fa passavo in via san Leonardo. perché a due passi ho la redazione del giornale, e ho visto un’impalcatura, al n° 23, che stava per essere montata davanti a un’antica casa, sulla facciata della quale è un intonaco con affreschi quattrocenteschi o di poco posteriori.
Credevo che il ponteggio servisse per il restauro della facciata, arricchita di graffiti, e con pitture in una fascia nel sottotetto. Una fascia caratterizzata da disegni floreali a girali e con alcuni quadrati con cornice in cui sono volti di personaggi.

Quei personaggi a mezzo busto con i caratteristici capelli arricciati, insomma un affresco unico a Viterbo, mai visti simili esposti sulle vie della nostra città. Sono paragonabili a quelli che si trovano in una sala del Palazzo Chigi. Incuriosito mi sono avvicinato ai muratori e ho chiesto cosa stessero facendo: “Stiamo rifacendo la facciata”. Risposta secca.

Allora ho fatto notare al muratore che sulla facciata sono alcuni affreschi e sono alcuni triangoli bianchi che vogliono ricordare il disegno di una piramide. Il muratore ha visto le pitture. A quel punto ho chiamato subito al cellulare il sindaco Leonardo Michelini avvertendolo del grave danno che si stava compiendo. Lui mi ha assicurato che sarebbe intervenuto.

Ho anche chiamato al cellulare il dirigente Emilio Capoccioni, il quale per mia fortuna era in auto, quella del Comune di Viterbo, e si è fatto accompagnare subito in Via san Leonardo 23, davanti al traliccio in costruzione. Ha visto gli affreschi e ha subito, trafelato come non l’ho mai visto, telefonato all’Ufficio tecnico del Comune, appunto dove lui è dirigente, per rivedere la pratica che lui aveva firmato senza essere a conoscenza di quelle pitture. Con Capoccioni era anche un autista del Comune che l’aveva accompagnato.

Emilio Capoccioni è dirigente ai Lavori Pubblici e Ambiente – Manutenzioni – Urbanistica – Sportello Unico per l’Edilizia – Edilizia Residenziale Pubblica, un botto di roba e senza dubbio può essergli sfuggito che quella casa avesse affreschi antichi, può capitare. Ma ormai ne era a conoscenza visiva.
Ho visto per qualche giorno, l’impalcatura ferma a metà della facciata, come era quando vi ha fatto visita Capoccioni. Ero tranquillo, Capoccioni so essere persona seria. Alle ore 13 del 10 luglio 2015, passo ancora avanti alla casa con gli affreschi e vedo il ponteggio costruito fino al tetto e ben protetto da teli, quelli classici usati in edilizia. Tutto ben coperto.

Ero ancora tranquillo, perché non ho guardato bene la facciata, non pensavo fosse accaduto l’irreparabile, e mi sono recato alla redazione e per scrupolo ho telefonato a Emilio Capoccioni, il quale mi ha detto che quelli non erano affreschi, che non erano antichi, che l’intonaco si sbriciolava e che aveva avuto il consenso, non so da chi, e vorrei tanto saperlo, certo non dalla Soprintendenza, all’oscuro di tutto, che la facciata poteva essere privata dell’intonaco, che ripeto ha le pitture.

Ho chiamato subito il sindaco Michelini, il quale mi ha detto che avrebbe chiamato Capoccioni… ma solo dopo queste telefonate inutili, mi sono accorto che l’intonaco per intero, la mattina del 10 stesso, era stato inesorabilmente abbattuto e che era stato prudentemente fatto sparire, in terra, infatti, non ho trovato neppure un pezzetto di quell’intonaco.

Avevo anche minacciato con sms sindaco e dirigente che li avrei denunciati se la facciata veniva privata del particolare e unico intonaco affrescato. Ma l’intonaco era stato già abbattuto e con esso gli affreschi. Un’ azione incivile, inaspettata, senza motivo, anche perché una casa con la facciata con affreschi antichi varrà più di una che ne è priva, o no?

Mi è venuta una rabbia in corpo che non so cosa avrei fatto sia a Capoccioni che a Michelini. Una rabbia anche su me stesso, perché mi sono fidato di Michelini e di Capoccioni e non ho scritto nulla su questo giornale e in quello di altri, sul pericolo di abbattimento di cui avevo avuto notizia. Credevo nell’amore di questi due signori per Viterbo, amore per la storia di questa città che giustamente non è stata eletta a capitale della cultura, se considero che certe persone, che dovrebbero essere garanti e difensori della nostra memoria, agiscono così, con disinvoltura su opere che hanno lasciato i nostri padri.

A quel punto ho chiamato Felice Orlandini, l’ispettore capo della Polizia di Stato, in servizio presso la squadra di Polizia giudiziaria, collaboratore del procuratore capo Alberto Pazienti in numerose inchieste, e gli ho esposto il danno arrecato al patrimonio della città. Ho anche chiamato Fabiano Tiziano Fagliari Zeni Buchicchio, ispettore onorario del Mibac, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Orlandini e Buchicchio si sono recati subito in via san Leonardo 23 ed hanno intimato ai muratori di non abbattere l’ultimo pezzetto di affresco rimasto, posto sulla parte destra della facciata. Ora cosa accadrà? Denunce? Responsabilità? Forse sì.

Ma certo è che quel pezzo di storia viterbese non esiste più, per la superficialità, il menefreghismo, l’incuria, di coloro che occupano posti di responsabilità, come il sindaco e il dirigente, e nulla è valso avvertirli dello scempio che si stava attuando e che poi è stato fatto.

A volte dico agli amici che mi vergogno di essere viterbese e l’accaduto rafforza la mia affermazione, quello che mi salva è che mia madre era di Gubbio e quella gente ama davvero la loro storia e il loro paese, gli Umbri, i Toscani sono davvero un’altra cosa.

Qui da noi sindaco e consiglieri comunali, non tutti per la verità, pensano solo a chi deve occupare il posto di presidente del consiglio, ai giochi delle poltrone, a chi deve fare l’assessore e se ne infischiano di Viterbo che cade a pezzi, di Viterbo abbandonata in ogni dove di Viterbo storica.

Foto Fisioterapy Center

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