Un bel bagno in mare tra le microplastiche, studio di Greenpeace racconta anche la situazione di Civitavecchia
Homepage - L'estate è un bel bagno al mare, tra la plastica. Il mare italiano non è messo meglio degli oceani, dove da anni è stato lanciato l'allarme di vere e proprie isole di plastica che si stanno formando. Un danno ambientale enorme, quanto sottaciuto e sottovalutato.
L’estate è un bel bagno al mare, tra la plastica. Il mare italiano non è messo meglio degli oceani, dove da anni è stato lanciato l’allarme di vere e proprie isole di plastica che si stanno formando. Un danno ambientale enorme, quanto sottaciuto e sottovalutato.
In queste ore è stato pubblicato uno studio effettuato da Greenpeace insieme all’Istituto di Scienze Marine del Cnr di Genova (Ismar) e all’Università Politecnica delle Marche (Univpm). La campagna di Greenpeace ha permesso di analizzare campioni di acqua di mare prelevata in 19 stazioni lungo la costa italiana, da Genova ad Ancona. I prelievi sono stati effettuati sia in zone sottoposte a un forte impatto antropico (foci di fiumi e porti) che in aree marine protette.
“Immaginate di riempire due piscine olimpioniche con l’acqua delle Isole Tremiti e l’acqua di Portici: nella prima ci troveremmo a nuotare in mezzo a 5.500 pezzi e nella seconda in mezzo a 8.900 pezzi di plastica”, segnala l’associazione. Nel caso di Civitavecchia ne troveremmo 525 e del vicino Giglio, campionato in due punti, nel primo caso 225 e nel secondo 700. Un bello schifo.
I dati raccolti sono frutto dei campionamenti nelle acque italiane realizzati durante il tour ‘Meno Plastica più Mediterraneo’ della nave ‘Rainbow Warrior’ di Greenpeace al largo del Mediterraneo la scorsa estate. I risultati mostrano “l’enorme presenza di microplastiche anche nel Mediterraneo, con valori paragonabili a quelli che si trovano nelle ‘zuppe di plastica’ presenti nei vortici oceanici- segnala l’associazione ambientalista- L’aspetto che ci preoccupa maggiormente è che concentrazioni tanto elevate di microplastiche siano evidenti anche nel Mediterraneo, un bacino semi-chiuso fortemente antropizzato, con un limitato riciclo d’acqua che ne consente l’accumulo”.
L’analisi ha permesso di identificare 14 tipi di polimeri. Ecco i dati per Civitavecchia: 51% di polietilene, 4 di polipropilene, 37 di viscosa, 6 di etilene vinil acetato e 2% di altri polimeri vari. Tutti prodotti plastici messi in circolo, in massima parte, dall’industria alimentare: dal packaging e gli imballaggi usa e getta.
Invitiamo i lettori de La Fune a una riflessione su questa progressiva morte, per asfissia da materie plastiche, che i comportamenti quotidiani di ognuno di noi, sta alimentando. Non basta la raccolta differenziata occorre premiare le aziende che riducono gli imballaggi in materiale plastico con l’acquisto e quelle che non sviluppano questa sensibilità con il non acquisto dei prodotti.