Quel maledetto ring di Palazzo dei Priori

Quel maledetto ring di Palazzo dei Priori

Homepage - Il "duello" in consiglio tra l'assessore Barelli e il consigliere Moltoni è l'esplosione di una tensione accumulata intorno a diversi nervi scoperti che corrono sotto la pelle dell'amministrazione Michelini. Ve li raccontiamo.

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Uno degli argomenti che in qualche modo ha segnato la settimana è la discussione scatenata dalla lite tra l’assessore Giacomo Barelli e il consigliere Francesco Moltoni. E’ bastata una domanda di quest’ultimo per incendiare gli animi e causare una reazione un po’ troppo pasionaria del componente della giunta Michelini.

“Questione di carattere sanguigno”, si è in qualche modo giustificato Barelli che giovedì in consiglio si è scusato di quanto accaduto. La vicenda della lite è però centrale perché in qualche modo figlia di una serie di punti vivi a Palazzo dei Priori e perché ha spinto le opposizioni anche nella risacca del passo falso della “mozione di sfiducia”. Mozione tecnicamente non possibile verso un’assessore e derubricata, solo in un secondo momento, a richiesta di censura.

Gli altri “pianeti” che gravitano intorno a quanto accaduto sono l’ormai tema inflazionato del presunto conflitto d’interessi. In tanti infatti, di fronte alla reazione scomposta di Barelli, si sono domandati il perché. E sempre in tanti hanno notato che la domanda di Moltoni non era poi né scandalosa, né provocatoria. Avendo lo stesso semplicemente chiesto se Caffeina avrebbe pagato o meno l’occupazione del suolo pubblico per la manifestazione Caffeina Winter.

Ma evidentemente l’argomento non è semplice per la stessa maggioranza, che in aula arriva a dire di aver visto il programma della manifestazione per poi contraddirsi pochi giorni dopo.

L’altra faccenda calda, tirata in sostanza fuori da Barelli al momento della domanda di Moltoni, è la decadenza di quest’ultimo. Barelli infatti ha fatto notare, con il suo intervento, come Moltoni si preoccupa tanto delle entrate del Comune quando deve dare di tasca sua 80mila euro per danno erariale.

Una vicenda però non così lineare, anche se troppo spesso si fa finta che sia tutto chiaro. In effetti Moltoni è stato condannato per aver partecipato alla votazione di giunta, di cui faceva parte in era Gabbianelli, cosiddetta “salva Cev”. Tra l’altro votando in presenza di un parere favorevole del dirigente e sotto copertura di una polizza assicurativa. Peccato che poi sia stata contestata dalla compagnia d’assicurazione la polizza stipulata a sua volta da un altro dirigente del Comune.

Insomma Moltoni si trova in una situazione in cui si sarebbe trovato chiunque al suo posto. L’unica sua “colpa” a differenza di altri è di non avere gli 80mila euro da pagare. Per questo lo si vorrebbe far decadere, a dimostrazione che la politica sta diventando sempre di più un luogo praticabile solo per chi ha i soldi o un lavoro, magari statale, capace di darti garanzie di stabilità economica e tempo libero.

Una volta eravamo una democrazia e la gente ragionava dentro il senso della democrazia. Oggi le regole sono usate in maniera strumentale per perseguire la convenienza e l’utile. E dove sta l’utile nella cacciata di Moltoni? Semplice, l’amministrazione Michelini recupererebbe al suo posto un fedelissimo. E per un sindaco che governa ormai da mesi senza maggioranza un uomo in più potrebbe risultare vitale. Amen.

Per questo abbiamo voluto proporre l’immagine del duello tra Barelli e Moltoni, perché iconica di tante situazioni aperte e non risolte.

moltoni-barelli

Fotomontaggio: ideazione Roberto Pomi, realizzazione grafica Giacomo Barelli

Foto Fisioterapy Center

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