Un viterbese in Antartide – “Eravamo tutti sotto i pennoni e abbiamo salutato la bandiera”

Un viterbese in Antartide – “Eravamo tutti sotto i pennoni e abbiamo salutato la bandiera”

Homepage - Bruno Pagnanelli scrive dall'Antartide. Una missione che racconteremo in questo diario su La Fune. Ogni volta che riuscirà a scrivere qualcosa lo presenteremo ai nostri lettori, così come Bruno l'ha pensata. Buona lettura.

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Bruno Pagnanelli scrive dall’Antartide. Una missione che racconteremo in questo diario su La Fune. Ogni volta che riuscirà a scrivere qualcosa lo presenteremo ai nostri lettori, così come Bruno l’ha pensata. Buona lettura.

 

E’ domenica, prima di cena da me. Mentre scrivo mia moglie si sveglierà cercando di togliersi la gatta che gli russa sulla fronte. Qui fra poco andiamo a dormire.

Abbiamo sollevato le bandiere stamani. E’ un momento a mio avviso meraviglioso. Ci si raduna tutti al pinguinattolo, uno stabile di legno costruito come punto di ritrovo per occasioni importanti, leggermente più in alto della stazione, si gode una vista magnifica sulla baia e stamani il sole splendeva senza vento, nonostante i -18°.

Eravamo tutti sotto i pennoni e abbiamo salutato la bandiera mentre l’impianto audio della base diffondeva l’inno di Mameli. Alla fine un applauso, le foto di rito e quel groppo in gola che ti prende ogni volta che lo senti. Sotto, un mare bianco, silenzioso, immobile. Il ghiacciaio del Campbell in lontananza con la sua lingua protesa verso il mare aperto. Siamo rientrati per pranzo.

Ho fatto una passeggiata verso la Tethis Bay, a turno con il mio collega. Un’ora di libertà ciascuno quanto basta per vedere e toccare il silenzio intorno, per camminare sul mare gelato nella baia, per vedere la Strand line che vomita ghiaccio da millenni e camminare vicino a enormi massi modellati dal vento.
Si stava bene anche se in salita, un venticello leggero mi ha toccato le guance e quel respiro del continente mi ha “accarezzato” per un attimo.

Sono arrivato poco sotto al punto dove si scollina per tornare in base. Lì ho visto la sala dove vivo ogni giorno, circondata da spire sottili del pochissimo calore che saliva dalla strada. Ho tirato fuori dallo zaino la macchina fotografica. Dietro il mare e il ghiacciaio che scende.

Sembra tutto molto vicino ma basterebbe girarsi un po’ verso destra, per scoprire che la spiaggia più prossima, oltre lo sguardo, è la costa sinistra del Messico. Ci penso. Se non erro la bandiera ha colori molto simili alla nostra. Così mi son tornati in mente i colori della mia e mi è tornato in mente l’inno. Anche il groppo in gola…

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