Tony Esposito “sposa” la banda di Ronciglione

Tony Esposito “sposa” la banda di Ronciglione

Homepage - "Il viaggio di Ulisse" stavolta non parte da Troia in fiamme e non finisce neppure, dopo mille peripezie, nella natia Itaca. No, si comincia da Ronciglione, si fa tappa a Napoli e si conclude sulle sponde del lago di Vico.

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“Il viaggio di Ulisse” stavolta non parte da Troia in fiamme e non finisce neppure, dopo mille peripezie, nella natia Itaca. No, si comincia da Ronciglione, si fa tappa a Napoli e si conclude sulle sponde del lago di Vico. Già, l’eroe omerico è il fil rouge di un progetto musicale che unisce la banda cittadina “Alceo Cantiani”, diretta dal maestro Fernando De Santis, e Tony Esposito, brillantissimo percussionista partenopeo. Una coppia davvero “strana”, non c’è che dire, ma il risultato è straordinario: la fusione tra le sonorità etniche di tamburi d’ogni specie e di mille altri sconosciuti strumenti (attraverso il tocco magico di Paki Palmieri) e i fiati del complesso ronciglionese produce un unicum eccezionale.

Su Tony Esposito c’è ben poco da aggiungere: insieme a Pino Daniele, James Senese e Tullio De Piscopo fondò un quartetto che fece la storia del sound italiano negli anni Settanta. “The king of percussion” lo chiamano fuori dai patrii confini e mai definizione fu più azzeccata: lui entra in totale sintonia con la banda, ma in punta di piedi. Non si sovrappone, ma aggiunge. “Sono tocchi di colore”, confessa al pubblico nelle due serate d’esordio al Teatro Ettore Petrolini. Tesi (troppo) minimalista perché in realtà gli interventi del maestro napoletano sono pennellate di classe che conferiscono un’aura magica alla performance dei giovani (in larghissima parte) guidati da De Santis.

 

Francesco Laurenti e Ilaria Di Fani (prima foto), Tony Esposito (seconda foto)

Il progetto nasce da un’idea di Ilaria Di Fani, brillante organizzatrice del felice incontro. E così, al pari del periglioso viaggio di Ulisse, il percorso è solo apparentemente disconnesso. Si parte dall’orecchiabile “Poeta e contadino” di Franz von Suppè per arrivare ad una fantasia delle magiche musiche di Carlos Santana, Ma le tappe intermedie permettono di toccare porti inesplorati: la Quinta di Beethoven, ma anche il celebre Mambo number 5 di Lou Vega; l’Orion di Jan Van der Roost che gioca a rimpiattino con l’African symphony di Van McCoy e con l’Aria sulla quarta corda di Bach (sì, la colonna sonora di Quark). Con due momenti ulteriormente struggenti dedicati a Kalimba de luna di Tony Esposito, magistralmente interpretata da Matteo Guarino (che per l’occasione lascia il posto nella banda) e Diana Saiu. Quest’ultima offre con voce suadente (che graffia anima e cuore) una magistrale prova d’autore nel Moment for Morricone in cui le note del tema di C’era una volta il West riempiono la sala di sonorità inesplorate e coinvolgenti, inducendo all’entusiasmo anche il presentatore Francesco Laurenti, perfetto e misurato nei panni dell’anfitrione. Contaminazioni di sonorità e di stili, ma non ci sono spigoli perché la musica non ha confini. Di spazio e di tempo.

“Il nostro percorso – commenta il maestro Fernando De Santis – è iniziato e sinceramente non sapevamo dove saremmo arrivati. Ma, visti i risultati, la speranza è che il cammino con Tony possa proseguire e intensificarsi”. E lui, il re delle percussioni, annuisce convinto. “Perché – aggiunge – questa non è più una banda, ma una vera orchestra”. Analisi azzeccata in quanto il complesso ronciglionese appare maturo e consapevole di potenzialità ancora in parte inesplorate. Sono cresciuti, questi ragazzi, ma hanno ancora margini di crescita consistenti e la stimolante presenza di un musicista come Esposito non può che avere ripercussioni positive. Basti pensare alla convincente performance al sax solista di Giuseppe Marcoaldi nella fantasia dedicata a Santana. Ma è tutto l’insieme a mostrare una classe ormai consolidata, tanto che in luglio la Banda “Alceo Cantiani” rappresenterà l’Italia nella sezione “Concerto” al Concorso mondiale che si terrà in Olanda.

Matteo Guarino e Diana Saiu (prima foto), Giuseppe Marcoaldi (seconda foto) 

Il tutto nella cornice di tele realizzate (alcune sono state utilizzate anche per il fondale) dallo stesso Tony Esposito, insieme al pittore americano Mark Kostabi, tutte ispirate sempre al Viaggio di Ulisse. Ilaria Di Fani, soddisfatta delle due serate, guarda però avanti: “Adesso cercheremo di esportare questo spettacolo anche in altre sedi. Perché lo merita e perché sono convinta che si tratti di un concerto di assoluto valore”. Il viaggio continua: Ulisse non è ancora arrivato a casa.

La banda Alceo Cantiani
 

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