Migranti, Pd duro con la Prefettura: “Fa il contrario di quello che dice il Governo, deve cambiare”

Migranti, Pd duro con la Prefettura: “Fa il contrario di quello che dice il Governo, deve cambiare”

Homepage - Siccome il Prefetto Rita Piermatti è di nomina governativa e siccome “non fa quello che dice il Governo”, allora “serve – dice Egidi – un cambio di gestione, oppure un cambio. Punto”.

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Da Civitella Cesi all’ex Fiera, Mazzoli, Terrosi e Egidi questa mattina in conferenza non hanno risparmiato dure critiche alla Prefettura di Viterbo, rea di aver imposto sul territorio, senza concertazione con le comunità, un gran numero di migranti, ben oltre la soglia del 3 per mille: “La strada che stiamo intraprendendo non ci convince, la Prefettura fa il contrario di quello che dice il Governo”. Cioè non fa programmazione e non coinvolge gli enti locali. L’arrivo nella piccola frazione del comune di Blera di 24 migranti è la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e così il Partito Democratico, dopo la richieste di ravvedimento delle politiche intraprese dall’Ufficio Territoriale del Governo ha deciso di convocare una conferenza stampa alla presenza dei deputati Alessandro Mazzoli e Alessandra Terrosi, del segretario provinciale Andrea Egidi e dei sindaci dei comuni di Blera e Vetralla Elena Tomei e Francesco Coppari.

“La Prefettura – ha detto il deputato Mazzoli – fa il contrario di quello che dice il Governo. I prefetti devono applicare la clausola di salvaguardia tutelando i comuni che hanno deciso di attivare lo Sprar e non superare i 3 migranti ogni mille abitanti”. Un dato nato dalla concertazione tra Ministero degli Interni e Anci e scritto nero su bianco.

“Non si può forzare sempre la mano – ha aggiunto Terrosi – non c’è nessun lavoro di programmazione e si procede sempre in emergenza. Fare assegnazioni così è troppo facile”. La Prefettura infatti attiva continuamente manifestazioni di interesse rivolte ai privati, che non devono rendere conto al Comune nel quale si trovano e possono ospitare migranti senza che il Comune lo sappia.  Questo significa che i sindaci a volte vengono a sapere della presenza dei migranti quando già sono sul territorio, senza nessuna possibilità di attivare percorsi virtuosi. “Ho proposto alla Prefettura di inserire nelle manifestazioni di interesse – ancora Mazzoli – l’obbligo di comunicazione ai comuni da parte dei partecipanti, mi hanno detto che non si può fare e invece si deve fare, ma non si vuole fare”. Però la Prefettura pensa di poter derogare le norme urbanistiche come all’ex Fiera o senza permessi come a Civitella Cesi, curioso.

Insomma l’impressione nel Pd è che si sia scelta dolosamente la strada della trattativa diretta con i privati. “Perché – domanda Mazzoli – sul sito della Prefettura non c’è un riferimento allo Sprar? Perché si susseguono solo informazioni sulle manifestazioni di interesse? Alfano dice che i comuni che attivano lo Sprar devono essere tutelati, ciò deve essere rispettato, insieme alle quote”.

Qualcuno fa notare che il viceprefetto Salvatore Grillo, che a Viterbo si occupa in prima persona della vicenda, ha sostenuto che ormai però le quote sono saltate, ma non vi è traccia scritta di questa posizione. “Se è vero, Grillo – ha aggiunto – si faccia mettere per scritto che questi accordi non esistono più. Quel che serve è un incentivo vero allo Sprar, accoglienza diffusa e una conferenza permanente dei sindaci in Prefettura che permetta ai comuni di sapere qualsiasi notizia che arriva in tempo reale. Invece nulla. Eppure basterebbe una chat su Whatsapp”. Ma la volontà sembra proprio opposta: quella dell’imposizione.

“Si applica la linea del campo – ha spiegato Andrea Egidi – si sceglie un luogo isolato, magari dove non prende il telefono, e ci metto decine di migranti. Così è più facile il controllo e se ci sono problemi chiamo l’esercito. Ma non va bene che poi come a Trevinano si vogliono mettere 90 persone in un albergo per 24”. E siccome il Prefetto Rita Piermatti, come tutti i prefetti, è di nomina governativa e siccome “non fa quello che dice il Governo”, allora “serve – conclude Egidi – un cambio di gestione, oppure un cambio. Punto”. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

 

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