La “pazza” idea di un ticket turistico unico per Viterbo

La “pazza” idea di un ticket turistico unico per Viterbo

Homepage - E' possibile uno sviluppo turistico per la Tuscia? E il suo capoluogo può giocare un ruolo in questa partita? Sono queste domande centrali per il futuro del Viterbese, siamo andati a parlarne con Francesco Aliperti, uno dei fondatori di Archeoares. Realtà che ha dato un serio contributo alla costruzione di un servizio turistico a Viterbo.

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E’ possibile uno sviluppo turistico per la Tuscia? E il suo capoluogo può giocare un ruolo in questa partita? Sono queste domande centrali per il futuro del Viterbese, siamo andati a parlarne con Francesco Aliperti, uno dei fondatori di Archeoares. Realtà che ha dato un serio contributo alla costruzione di un servizio turistico a Viterbo.

Cosa è oggi Archeoares? Come ci siete arrivati?

“Potrei raccontare che è una società fatta di persone e che tiene al centro le persone e tante belle parole da sito aziendale. Ma certe cose te le risparmio perché sono ovvietà, almeno da noi. E’ palese che siamo persone normali e offriamo servizi ad altre persone che scelgono di visitare i siti dove lavoriamo e per fargli vivere una bella esperienza. Per questo abbiamo scelto il migliore personale possibile e cerchiamo di farlo lavorare e crescere nelle migliori condizioni possibili.

Contestualmente noi soci lavoriamo per diffondere i nostri servizi, cercare partner con cui costruire solide relazioni, capire dove va il mercato e cosa conviene fare per permettere a noi e ai nostri collaboratori di costruirsi una casa, una famiglia e un futuro”.

Ticket turistico unico, come te lo immagini per Viterbo. Raccontacelo nei dettagli, magari qualcuno ci riflette…

“Beh questo è un tema che mi è caro. Archeoares fa proposte a riguardo dal 2008. Abbiamo provato anche ultimamente ma è dura. Il biglietto unico sarebbero intanto i “biglietti”. Perché se vuoi puoi scegliere un
percorso intra moenia, oppure uno veloce o uno bigiornaliero. E, infine, in prospettiva uno solo archeologico.

Il ticket andrebbe poi completato con una convenzione con una ditta di trasporti perché se vuoi andare a Villa Lante o Ferento, San Martino o Roccalvecce devi necessariamente avere una circolare che permetta a chi risiede nel capoluogo di non riprendere la macchina. Questa navetta, poi, sarebbe bene toccasse anche i principali alberghi cittadini e le stazioni termali che sono quasi tutti fuori le mura.

Inoltre, in accordo con le reti di imprese create da operatori e commercianti, si potrebbero trovare ulteriori possibilità di sviluppo: ad esempio sconti o promozioni come facevamo con la tourist card al museo. In più il biglietto potrebbe dare luogo a benefit in situazioni particolari, eventi, manifestazioni. E, contestualmente, ne informerebbe il turista dell’esistenza stessa. Una quota dell’utile derivante, poi, andrebbe dedicata alla promozione della città per rafforzare il brand “Viterbo” e provare ad aumentare il flusso turistico in città. Se prendesse piede, il capoluogo potrebbe guardare oltre confine e trovare sponde nei monumenti principali del territorio. Ma ci stiamo spingendo troppo oltre con la fantasia”.

C’è già stato un tentativo in questa direzione, cosa non ha funzionato?

“Di tentativi ce ne sono stati e ce ne sono. Io considero quel progetto sempre aperto. Pensa che, nonostante ancora non si sia realizzato, ho continuato a premere per la realizzazione e ho aggiornato il progetto continuamente. Sono stati fatti passi in avanti importanti, tuttavia non sono poche le difficoltà: le differenti proprietà, i differenti gestori, i direttori che cambiano, le riforme del settore che vanno assorbite”.

Cosa manca ai turisti che arrivano a Viterbo, in cosa è importante intervenire?

“Viterbo secondo me è cresciuta molto. Il riassetto di Valle Faul ha cambiato veramente il volto della città e i tanti privati che hanno aperto ristoranti e locali nella zona medievale offrono servizi importanti. Anche fuori le mura mi sembra che qualcosa si muova e un grande lavoro lo stanno facendo anche i principali partner della rete ELT (Terme Salus, Terme dei Papi e Balletti) che, insieme ad Archeoares, hanno anche investito molto nella promozione della città. Ora credo che serva continuare nella promozione della città e del territorio, anche con investimenti pubblici, e poi migliorare il decoro urbano. Strade senza buche e pulite invitano al rispetto ed ad un comportamento più civile da parte di tutti, residenti e ospiti”.

Che tipo di città turistica può essere Viterbo?

“Viterbo ha come minimo tre anime che devono dialogare tra loro. Quella che più conosco e sento mia è quella a vocazione culturale, intesa nel senso della scoperta della storia della città, dei suoi monumenti, delle sue tradizioni e feste sia religiose che laiche. Turismo classico della città d’arte potenziato dalla vicinanza con il grande bacino romano. Poi c’è la città termale e un pubblico parzialmente diverso. Infine, quello naturalistico che vuole scoprire il territorio ma che si spinge anche nella città e magari la scopre in modo differente. Stiamo cercando di lavorare su tutte e tre le tipologie di pubblico con la creazione di partenariati ad hoc. Certo la componente culturale da noi resta dominante”.

Foto Fisioterapy Center

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