La crisi è finita ma il paziente è morto. Il delirio sulla decadenza Moltoni

La crisi è finita ma il paziente è morto. Il delirio sulla decadenza Moltoni

Editoriali - Il delirio sulla decadenza Moltoni. Sentiamo parlare di ripercussioni, conseguenze, difesa della casta. Noi francamente non capiamo. O siamo stupidi, e può essere, o qualcuno non ce la racconta giusta. Così, cera nelle orecchie, navighiamo nella nostra direzione e cerchiamo di analizzare.

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“Segui i soldi”, è la grande massima del’intelligenza di Giovanni Falcone nella sua caccia alla mafia. “Segui l’interesse politico” è invece a nostro avviso il criterio che dovrebbe armare il fiuto di chi racconta e analizza i fatti e le vicende dei palazzi del potere. Sia quelli grandi che quelli piccoli.

Per quelli col “grilletto” da querela facile ci teniamo a precisare che abbiamo citato Falcone non perché pensiamo che la politica sia mafiosa, tanto meno quella locale e alle nostre latitudini. Ritorniamo alla massima di Falcone e al “segui l’interesse politico”.

E’ una questione di metodo. La vicenda della decadenza Moltoni, esplosa ieri in tutta la sua forza, è essenzialmente una questione di interessi politici. Si posso appendere al palo quante maschere vogliamo: la casta, l’inefficienza, il consiglio bloccato. Tutta vernice logica, che va grattata via se si vuole evitare di essere in buona sostanza essere presi in giro.

Anche le ripercussioni prospettate ieri sul consiglio, in caso di mancata votazione, dal presidente Marco Ciorba non ci hanno convinto per niente. Ci perdonerà ma siamo di diverso avviso, di diversa lettura e di diversa analisi di tutto il quadro. Ciorba ha detto che i consiglieri che non votano la decadenza rischiano di essere accusati di omissione d’atti d’ufficio. Sfidiamo a trovare un giudice in tutta Italia a emettere una simile condanna. Secondo noi non c’è. Anche perché tra le facoltà di un consigliere c’è anche quella di non stare in aula se decide che una votazione non lo convince. Tra le facoltà dei consiglieri c’è anche la facoltà di far venire meno il numero legale.

Il presidente Ciorba lo dovrebbe sapere bene perché da quando è presidente il numero legale di questa amministrazione è sempre un problema. Possiamo giudicarla una cosa sbagliata e infatti secondo noi una maggioranza che non ha i numeri dovrebbe andare a casa, ma non possiamo pensare di limitare le libertà dei consiglieri.

E sulla vicenda decadenza Moltoni a nostro avviso fanno bene i consiglieri a non andare in aula, perché è una patata che rischia di bruciarti da qualsiasi parte la tocchi. Se entri e voti no alla decadenza decidi di non far cadere una persona che è stata condannata al pagamento di 80mila euro fino alla Cassazione. Chi si presentasse votando no dimostrerebbe di non avere tanto sale in zucca. Ma anche andare e votare sì presenta dei rischi, perché la vicenda non è lineare e sul campo ci sono una serie di cause che si incastrano. Rimarrebbe l’opzione “astenuto” ma anche questa presenta delle criticità, per come si sono messe le cose. Infatti Moltoni non paga perché non è nelle condizioni patrimoniali di pagare ma potrebbe esserlo in caso di condanna dell’assicurazione. E se un consigliere lo fa decadere oggi crea un danno alla persona ma anche qualche cortocircuito a livello democratico. Al posto di Moltoni si ritroverebbe qualcuno con meno voti di lui. E’ giusto che un consiglieri si astenga, se ne lavi le mani, senza pensare trenta secondi a questo aspetto?

Ad armare il buon senso nella direzione di non andare in aula è anche il fatto noto che tra poche settimane arriverà la sentenza che chiarirà se l’assicurazione deve pagare o meno. Allora “cui prodest?” (a chi giova?) accelerare? A chi giova insistere a discutere questo punto all’ordine del giorno spaccando di fatto una maggioranza già a cocci?

A chi giova che un pezzo della maggioranza, leggi Martina Minchella, parli di difesa della casta? Di fatto la decadenza Moltoni e la nuvola di azioni e dichiarazioni di ieri ci ha permesso di vedere chiaramente che la crisi è finita ma il paziente è morto.

Nella maggioranza Michelini esistono sempre le stesse dinamiche, nulla è cambiato. In buona sostanza è stata una crisi inutile. Crisi capace solo di bruciare la credibilità politica di Serra e del gruppo dei sette, di regalarci un nuovo splendido splendente e riformato Mario Quintarelli e il ripetersi all’infinito del solito triste scenario banale. E’ la politica, bruttezza! Almeno quella viterbese.

 

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