Il caso Mps e la strana morte di David Rossi

Il caso Mps e la strana morte di David Rossi

Homepage - David Rossi, responsabile dell’area comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, muore il 6 febbraio di 4 anni fa. Suicidio fu la conclusione, ma con il passar del tempo sono venute a galla diverse incongruenze che inducono la famiglia a chiedere la riapertura delle indagini. Al Salotto delle 6, la rassegna ideata e condotta da Pasquale Bottone se ne parla con Ranieri, fratello della vittima.

ADimensione Font+- Stampa

E’ il 6 marzo di 4 anni fa quando David Rossi, responsabile dell’area comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, precipita dalla finestra della sua stanza e muore dopo almeno venti minuti di agonia. Nessuno ha visto e sentito nulla eppure , sebbene il fatto avvenga in un vicolo cieco, qualcuno dovrà aver pur percepito il tonfo sordo dell’impatto sul selciato di un corpo di settanta chili. L’inchiesta parte, ma viene chiusa in tempi assai rapidi, almeno se confrontati con quelli abituali della giustizia italiana: suicidio. Il manager si è tolto la vita perché un paio di settimane prima aveva subito una perquisizione nell’ambito delle indagini sui vertici di Mps, a partire dal presidente Mussari del quale è stato una stretto collaboratore. Un uomo impaurito che non riesce a reggere lo stress: ecco la motivazione del gesto estremo. Mano a mano che passano le settimane, la testi della morte volontaria comincia a vacillare. Non ci crede la vedova, Antonella Tognazzi; non ci crede la famiglia, soprattutto la madre, Vittoria Ricci Rossi. E così un anno fa, l’avvocato Goracci presenta un’istanza di riapertura dell’inchiesta. Ci sono una serie di fatti che non convincono e che meriterebbero di essere approfonditi. Proprio ieri la Procura di Siena ha chiesto al gip una seconda archiviazione, ritenendo “ragionevole l’ipotesi del suicidio e altamente improbabile quella dell’omicidio”.

Al Salotto delle 6, l’ideatore e curatore Pasquale Bottone ne parla con alcuni protagonisti: Ranieri Rossi, fratello di David, e un altro dei legali, l’avvocato Paolo Pirani. Intanto la famiglia si opporrà  perché “troppe cose non quadrano – sottolinea Ranieri – Più tempo passa e più ci accorgiamo che le indagini hanno colpevolmente trascurato aspetti che avrebbero meritato ben altri approfondimenti. Noi chiediamo che si arrivi alla verità, per quanto scomoda potrà essere. Già il fatto che si sia proceduto ad ulteriori verifiche dopo la prima archiviazione dimostra a mio avviso che qualcosa non era stato fatto nella maniera giusta. Adesso la Procura ribadisce la tesi del suicidio: vedremo che cosa ne penserà il gip… Intanto, resta aperta l’inchiesta per omissione di soccorso”. Che potrebbe essere la chiave di volta per scardinare posizioni cristallizzate e sancite da provvedimenti giudiziari. L’avvocato Pirani non si sbilancia: “Il mio ruolo e la mia professione mi impongono di non correre dietro alle voci e alle ipotesi, ma di attenermi strettamente ai fatti. In questi mesi attraverso il lavoro paziente di un team affiatato e composto da vari professionisti, abbiamo verificato diverse incongruenze che sottoporremo al gip. Siamo fiduciosi che le nostre ragioni possano essere riconosciute”.

Nonostante i ripetuti tentativi del conduttore, Pirani resta sul vago e non scende nei particolari. Intanto, qualche stranezza viene a galla: il povero David Rossi resta a terra in agonia per oltre venti minuti; ancora il drammatico video della caduta pubblicato on line dal New York Post (“Giornale notoriamente scandalistico – chiosa Ranieri – ma come ne era in venuto in possesso e  chi glielo aveva dato? Misteri che vanno chiariti…”); poi il fatto che mentre il manager è agonizzante qualcuno utilizza il suo telefono (e pare pure che ci sia traccia di attività sul suo pc sempre in quegli stessi minuti). Sono solo alcune delle faccende che non quadrano.

“Non sappiamo se è stato un omicidio – conclude Ranieri Rossi – ma ammesso che sia così molto probabilmente non sapremo mai chi è l’assassino. Comunque meglio una brutta verità che vivere costantemente nel dubbio. Mio fratello, qualche giorno prima della morte, mi disse alcune cose: ‘Ho fatto una cazzata’ e ancora ‘Sono stato tradito da un amico’. Che cosa volesse realmente comunicarmi non lo so, ma so per certo che non era una persona che avesse mai pensato al suicidio. Ecco perché vorremmo che la Procura indaghi su un’ipotesi  diversa dall’omissione di soccorso”.

Foto Fisioterapy Center

Jooble La Fune