Giuseppe Iacomini: “La mia generazione vive un momento delicato”

Giuseppe Iacomini: “La mia generazione vive un momento delicato”

Homepage - Continuano le nostre interviste ai giovani della Tuscia impegnati in politica. Questa volta è il turno di Giuseppe Iacomini, una vita da numero uno, consigliere comunale a Blera.

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Continuano le nostre interviste ai giovani della Tuscia impegnati in politica. Questa volta è il turno di Giuseppe Iacomini, una vita da numero uno, consigliere comunale a Blera.

 

Descriviti in quattro righe …

“Giuseppe Iacomini, per la maggior parte delle persone Peppe. 37 anni, sono di Blera ma abito a Cura di Vetralla. Sposato con Emanuela e ho una bambina di quasi 6 anni che si chiama Sveva. Assistente di Polizia Penitenziaria e gioco a calcio praticamente da sempre. Il calcio mi ha insegnato tante cose e credo fortemente che sia ancora la palestra più bella per imparare a muoversi nelle mille difficoltà della vita. Condividere lo spogliatoio con persone di carattere diverso e di età diversa. Il saper prendere spunto dalle sconfitte o il non esaltarsi troppo dalle vittorie. Ogni giorno per me è stato sempre vissuto come i 90 minuti”.

C’è speranza in questa provincia?

“La speranza deve esserci sempre perché altrimenti è come se a un bambino qualcuno dicesse di non sognare perché tanto non succede niente. La speranza non ci deve mai abbandonare. Il vero problema di oggi sono proprio le persone che questa speranza l’hanno persa e che provano a convincerci che niente ha più un senso. Fortunatamente lo ribadiscono senza fare niente e usando solo parole negative, quindi difficilmente riusciranno a convincermi”.

Cosa può fare la politica per i nostri comuni? Per il tuo?

“Può fare tanto o niente. Dipende dal modo in cui viene interpretata e vissuta. Se la politica si mettesse a disposizione di chi ha qualcosa da dire potrebbe portare il messaggio di quella persona a un pubblico molto più vasto, ma purtroppo, essendo incentrata troppe volte su piccoli successi personali, circoscrivono il pensiero di quel semplice cittadino a una piccola cerchia di amici. La politica dovrebbe essere come un arbitro e invece, troppe volte, gioca solo da protagonista e con troppo agonismo. Nel mio paese la situazione è complicata. Troppo. Non succederà mai niente finché qualcuno non si deciderà finalmente di mettere una pietra sopra al passato e ricominciare
tutti insieme.

Avendo queste grande divisioni è difficile creare un progetto a lungo termine e ogni amministrazione gioca sempre per il pareggio o per dimostrare di aver fatto comunque meglio di quella precedente”.

La tua generazione come è posizionata nel territorio? Che ruolo ha?

“La mia generazione vive un momento delicato. Ci sono quelli che si sono creati una posizione ma ci sono anche quelli che sono ancora alla ricerca di quello che potrebbe essere il loro futuro. Vedo troppa insoddisfazione. Ascolto la domanda e intanto penso a tanti dei miei amici. Scorro nella mente le loro facce e penso che in troppi si sono accontentati. Forse è questo quello che dovrebbe fare la politica: mettere nella condizione le aziende, le società sportive o le persone in generale di non dover abbandonare i loro sogni solo perché qualcuno non li ha messi nella
condizione di continuare a sognare”.

Il tuo sogno per il Viterbese?

“Il mio sogno per il Viterbese è che si crei una sorta di grande Comune che possa valorizzare ogni singolo angolo della nostra bellissima provincia. Un grande Comune capace di dettare delle regole e fissare dei paletti per rendere ogni paese riconoscibile e riconducibile alla Tuscia. Sogno che lo stupore del tedesco che si scorge dal belvedere di Civita di Bagnoregio possa essere lo stesso affacciandosi sulla valle del Biedano o camminando tra i sentieri del Parco Marturanum. Bevendo un caffè nelle vie di Tuscania o leggendo un libro nella piazza del Castello a Civitella Cesi”.

La più grande paura per il tuo territorio? E il pericolo più grande?

“La paura invece potrebbe essere quella contraria. Che la grande confusione della politica a livello nazionale possa creare delle spaccature tra i vari comuni lasciandoli così ognuno nelle loro difficoltà. Facendo gli esempi di prima ci sarebbe quindi quel tedesco che vista Civita di Bagnoregio ripartirebbe per mete più conosciute e le altre bellezze rimarrebbero nel loro posto per farsi ammirare da soli turisti di fortuna. Se non si crea movimento diventa anche complicato mantenerli certi patrimoni e quindi la paura maggiore e che tutta questa nostra “ricchezza”, nel tempo, possa andare perduta”.

Esiste, secondo te, una questione generazionale?

“Più che una questione generazionale credo che ci sia un problema di comunicazione nella mia generazione. In tanti si presentano come il nuovo che avanza ma il loro modus operandi è lo stesso, se non più vecchio, di quello di 50 anni fa. In troppi si mettono una giacca e una cravatta o un vestitino eleganti e pensano che la loro posizione sia chiara e ben definita. Chi vuole presentarsi davvero come la novità deve saper parlare a tutti. Sporcandosi anche le mani se dovesse servire e soprattutto dovrebbe imparare a sorridere perché in certi ambienti la situazione è diventata troppo pesante”.

Saluta i nostri lettori …

“Un grande saluto ai lettori e grazie per il tempo che avete perso leggendo queste mie riflessioni. Vi auguro il meglio e vi auguro soprattutto di sentirvi sempre liberi di dire quello che pensate. La differenza tanto è sempre nel modo in cui lo dite …”.

Foto Fisioterapy Center

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