Di Tuscia e di più- A Tarquinia, uno sguardo al mare e uno ai preziosi tempi etruschi

Di Tuscia e di più- A Tarquinia, uno sguardo al mare e uno ai preziosi tempi etruschi

Di Tuscia e di più - Oggi la nostra visita guidata si ferma a Tarquinia. La Necropoli di Monterozzi, i Cavalli Alati, il Museo Etrusco e tante altre bellezze a due passi da casa.

ADimensione Font+- Stampa

Se dico Tarquinia, in genere appaiono subito in mente le immagini delle splendide tombe dipinte della necropoli etrusca di Monterozzi o i leggiadri Cavalli Alati della lastra in terracotta conservata al Museo Nazionale Etrusco. Eppure stavolta non vi parlerò di questa Tarquinia più conosciuta, bensì del centro storico, l’antica Corneto, la “San Gimignano della Tuscia” come la definisco io quando i turisti si stupiscono della miriade di torri che caratterizzano il suo inconfondibile profilo.

Normalmente si arriva in centro storico per visitare il Museo Nazionale Etrusco che ha sede nell’elegante Palazzo Vitelleschi, interessante esempio di architettura rinascimentale con nostalgiche citazioni di stile gotico. Vale sempre la pena visitarlo, ma la sfida è quella di concentrarsi sul contenitore senza lasciarsi rapire dal contenuto. Difficilissimo, ma provateci: “effetto wow” assicurato, soprattutto quando arriverete ad affacciarvi dalla loggia con vista mare che al tramonto di trasforma in una distesa d’oro scintillante.

Poi si può prendere la via che costeggia il Museo per arrivare fino alla chiesa di Santa Maria in Castello, al limite nord-ovest della città, ma non dimentichiamoci di dare uno sguardo all’incantevole Piazza Soderini e fare una tappa al Duomo di Santa Margherita dov’è conservato un ciclo di affreschi di Antonio del Massaro detto il Pastura, importante esponente della pittura viterbese del Quattrocento.
Per arrivare a Santa Maria in Castello, situata nel punto dove sorgeva il nucleo originario dell’abitato medievale, si oltrepassa una delle porte più importanti dell’antico circuito murario perché dotata di un sistema difensivo “a baionetta” per intrappolare i nemici, ulteriormente rafforzato dalla presenza di un torrione circolare tradizionalmente detto “di Matilde di Canossa”.

Finalmente si arriva alla maestosa Santa Maria in Castello, sorvegliata dall’alta torre svettante verso il cielo, forse la più alta della città. Lo scorrere del tempo e l’incuria dell’uomo non sono stati clementi con questo gioiello dell’arte romanica. Eppure il suo indiscutibile fascino resiste malgrado crolli e abbandoni. Oggi per fortuna è possibile visitarla e ammirare ciò che rimane della decorazione a tarsie marmoree in stile cosmatesco.
In pochi passi si raggiunge il Belvedere della Ripa da cui si gode di un’ampia vista sulla Valle del Marta e, nelle giornate limpide, è possibile scorgere persino l’Argentario, l’Isola di Giannutri e l’Isola del Giglio.

Ci si inoltra nei vicoli medievali puntellati da numerose torri che misuravano la potenza delle nobili famiglie che hanno tessuto i capitoli della storia tarquiniese. Via degli Archi incornicia scorci e offre ispirazione a suggestioni fotografiche mentre ci si avvia a conoscere le altre chiese medievali come San Martino, la chiesetta del Salvatore, quella di San Giacomo o la chiesa di San Francesco. Il Santuario di Santa Maria di Valverde e la Fontana Nova arricchiscono la visita della città che ha come sede di rappresentanza il Palazzo Comunale prospiciente piazza Matteotti abbellita dall’imponente Fontana Monumentale.

Ancora uno sguardo verso il blu del cielo respirando l’aria che sale dal mare e porta con sé l’eco lontana di popoli antichi ed eternità.

Foto Fisioterapy Center

Jooble La Fune