Rsa, la Aforsat diffida il Comune di Viterbo

Rsa, la Aforsat diffida il Comune di Viterbo

Homepage - La Aforsat alza la voce e diffida il Comune sul provvedimento dello scorso aprile sulle Rsa. La delibera sarebbe peggiorativa rispetto quella nazionale: anche se si rientra nella soglia di reddito per il contributo comunale, possedere una casa o un conto corrente significa l'esclusione.

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Continua la mattinata agitata per la quarta commissione consiliare a Palazzo dei Priori con la discussione sul caso Rsa e subito arriva l’avvertimento di Laura Calcagni: “Ho inviato stamattina una diffida al Comune di non applicare la delibera 142 e non approvare il regolamento”. La rappresentante Asfor è sul piede di guerra contro un provvedimento che ha penalizzato le famiglie di chi ha ospiti nelle strutture.

“Questa delibera – continua la Calcagnini – è peggiorativa e faremo ricorso. Alle persone proprietarie di casa o con soldi pochi soldi in banca si vuole negare il contributo dell’amministrazione comunale. Voi avete fatto una delibera che va al di fuori della delibera nazionale. Nella stessa avete detto che farete un regolamento, non lo fate che impugniamo pure quello”. L’abitazione principale, infatti, è già calcolata nel reddito, ma nel provvedimento di giunta, invece, pure chi rientra nel reddito di 13mila euro e quindi ha diritto alla compartecipazione da parte del comune, è escluso nel caso in cui possieda una casa o un conto corrente.

“I pronunciamenti del Tar – aggiunge la rappresentate Asfor – dicono che le pensioni risarcitorie non fanno reddito. Abbiamo fatto la diffida ai Caf perché hanno fatto modelli Isee sbagliati. Le indennità risarcitorie non vanno nel reddito. Il Comune sta creando il panico in tutte le famiglie. Che volete fare con questa delibera: vi sa ora di ritirarlo o no?”.

Un attacco duro al Comune quello della Calcagnini, che però non molla e fa notare che le famiglie hanno dovuto sborsare altri 9mila euro per pagare un avvocato e difendersi. Disagio su disagio. Intanto le strutture iniziano a mandare lettere alle famiglie e dopo i 5 giorni di scoperto saranno costretti a riportarsi a casa il famigliare.

 

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