Ecco la ‘Tomba della Truccatrice’, testimonianza dei legami degli etruschi di Vulci con l’Oriente e l’Egitto dei Tolomei

Ecco la ‘Tomba della Truccatrice’, testimonianza dei legami degli etruschi di Vulci con l’Oriente e l’Egitto dei Tolomei

Homepage - Un nuovo tesoro emerge dalle campagne di Vulci. Una sepoltura, ancora intatta, risalente al III/II secolo avanti Cristo. La scoperta, di quella che è stata “battezzata” come la 'Tomba della Truccatrice' nel giorno della vigilia di Natale.

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Un nuovo tesoro emerge dalle campagne di Vulci. Una sepoltura, ancora intatta, risalente al III/II secolo avanti Cristo. La scoperta, di quella che è stata “battezzata” come la ‘Tomba della Truccatrice’ nel giorno della vigilia di Natale.

All”interno materiale raro e che sarà utile agli archeologie per ricostruire il legame tra gli etruschi e l’Oriente. Visto che durante lo scavo è venuto alla luce un laghinos, vaso che riempito di vino veniva portato in processione dalle donne in epoca Tolemaica ad Alessandria d’Egitto durante la festa religiosa che i Greci tributavano a Dioniso.
Tra i curiosi e significativi oggetti, che fanno del ritrovamento un qualcosa di davvero eccezionale, ci sono anche delle perle di terra colorata, spatole e una piccola cista, cioè un contenitore per i trucchi femminili. Da qui l’idea del nome ‘Tomba della Truccatrice’.

A effettuare gli scavi gli archeologi della Fondazione Vulci, coordinati dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale.

E’ emersa dalla terra una custodia, che in origine doveva essere in pelle, come testimoniano le tracce di materiale organico rinvenute, e della quale restano gli incavi per gli agganci in argento e due dei tre strumenti che essa doveva contenere e cioè un piccolo cucchiaio e una spatola, entrambi in bronzo, associata a rare perle di terre colorate usate il viso. Questo ritrovamento praticamente unico ha fatto pensare alla tomba di una donna che avesse particolare confidenza con la cosmetica e i belletti femminili.

Tra gli oggetti recuperati risalta, oltre ad alcuni vasi in ceramica tra cui il laghinos (vaso a forma di bottiglia con collo lungo e sottile) e un piedino in bronzo a forma di arpia, un set di vasi in bronzo decorati a sbalzo ed ad incisione di tutto rispetto composto da uno specchio, una situla (un tipo di vaso), un tegame, una piccola cista (contenitore per oggetti per il trucco femminile), un paio di forbici, uno strigile (oggetto generalmente maschile, usato dagli atleti per detergere il sudore e cospargere olio sul corpo) ed una borraccia ancora tappata. Quest’ultima in particolare sarà oggetto di un’approfondita analisi perché, ha spiegato il direttore scientifico Carlo Casi, “sarà interessantissimo analizzare il contenuto ma, cercando di capire che cosa racchiudesse in origine e a quale importante liquido fosse lei dedicata. Le analisi dei reperti sono già in corso e sono già stati prelevati i campioni che saranno esaminati dal professor Rambaldi presso la Facoltà di Chimica dell’Università di Modena e Reggio Emilia”.

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