Benedetto De Alexandris, il viterbese che fece bella Venezia

Benedetto De Alexandris, il viterbese che fece bella Venezia

Homepage - WEEKEEND/STORIE - Ogni terra dovrebbe farsi vanto dei suoi figli illustri e conservarne e tramandarne la memoria. Non è accaduto per Grisostomo Benedetto De Alexandris, dalle cui mani sono usciti capolavori di scultura che hanno contribuito a rendere bellissima una delle città più affascinanti e magiche del mondo come Venezia.

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WEEKEEND/STORIE – Ogni terra dovrebbe farsi vanto dei suoi figli illustri e conservarne e tramandarne la memoria. Non è accaduto per Grisostomo Benedetto De Alexandris, dalle cui mani sono usciti capolavori di scultura che hanno contribuito a rendere bellissima una delle città più affascinanti e magiche del mondo come Venezia.

Nacque a Viterbo il 24 Gennaio 1863, si trasferì a Venezia all’età di 17 anni (dopo che rimase orfano di padre) al seguito di un fratello maggiore. Si stabilì definitivamente nel capoluogo lagunare, ove si diplomò all’Istituto d’Arte e sposò una veneziana, dalla quale ebbe 14 figli (dei quali, 4 deceduti in tenerissima età).

Praticò la sua professione di scultore ornamentale e mosaicista a Venezia, rendendosi protagonista di diversi capolavori d’arte. Tra questi, il blocco scultoreo “Ebbrezza di Noè” all’angolo di Palazzo Ducale prospiciente il ponte della Paglia, i leoni di Palazzo Franchetti sul Canal Grande, i restauri della loggetta del Sansovino in Piazza San Marco dei quali ne fu anche il direttore, i restauri della Cà d’Oro (soprattutto i mosaici), Palazzo Dario sul Canal Grande, Palazzo Montecuccoli, l’altare maggiore del Donatello nella basilica santuario di Sant’Antonio a Padova e per il Santuario di Loreto nelle Marche.

Scolpì un numero incalcolabile di opere a Venezia, soprattutto per la rinomata galleria d’arte Minerbi. Seguirono la sua professione tre figli maschi: Michele, Mario e Aldo Bruno, i quali ereditarono il suo talento artistico. A chi si complimentava con lui per le sue
eccelse capacità egli, umilmente, replicava che i suoi figli erano ancora più talentuosi.

Volle ritornare nel 1934 nella sua natia Viterbo, seguito dai figli Mario (il suo quart’ultimogenito) e Aldo Bruno (il suo 14° e ultimogenito) mentre Michele, uno dei primogeniti, rimase nel Veneto avendo formato famiglia. Grisostomo Benedetto De Alexandris andò a vivere in via San Lorenzo n. 9, dove continuò la sua attività nel laboratorio a pianterreno dell’abitazione assieme ai figli Mario e Aldo Bruno.

Si spense nel capoluogo della Tuscia il 27 febbraio 1949 e tuttora riposa, assieme alla moglie Maria (che mancò 4 anni dopo), nel cimitero di Viterbo nella tomba di famiglia tuttora intatta.

Una storia, quella di De Alexandris, completamente dimenticata e che invece farebbe bene all’immaginario collettivo dei viterbesi per coltivare un senso di orgoglio e grandezza nell’appartenenza. Sarebbe importante dedicare un luogo di Viterbo a questo grande scultore e ideare iniziative per raccontarlo.

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