T-urbe#23 > Jane Russell e la raccolta differenziata

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Blog - Quando anche Jane Russell si lamenta del nuovo sistema di raccolta differenziata

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Passare del tempo nella sala d’aspetto di un medico di base può essere davvero interessante. Ho scoperto che quella stanza è un raccoglitore di opinioni, lamentele, punti vista e assurdità di ogni tipo che escono dalla bocca di personaggi singolarmente cinematografici. Quando martedì ho avuto la bella idea di passarci la mattinata ho colto l’occasione per aggiornarmi sui fatti e fattacci del quartiere. All’ordine del giorno ho trovato: “imminente perturbazione climatica annunciata dal tg: allerta e preoccupazione”; “quando la siepe oltrepassa il muretto privato e le foglie cadono sul marciapiede: problemi e questioni”; “il parcheggio per i non residenti nel centro storico: favorevoli o contrari?”; e ultimo, ma non certo per ordine di importanza e veemenza nella trattazione, “la raccolta differenziata: cosa dobbiamo fare?”.

annex-russell-jane-revolt-of-mamie-stover-the_03Proprio di questo argomento voglio trattare questa settimana. Senza ripercorrere tutte le cose già dette (qui, qui e qui) di cui siete già al corrente, a fronte di quanto ho ascoltato da quelle persone e di come ho vissuto io questa settimana di raccolta differenziata, vorrei utilizzare strumentalmente il post di oggi per sottolineare la totale assurdità della gestione dall’alto di questo cambiamento del ménage quotidiano del cittadino viterbese.
Come dar torto alla Jane Russell del centro storico (simpatica anziana donna con un look strepitoso) che si lamenta di non aver capito nulla? Come non poter essere d’accordo col vecchietto che si è visto recapitare a casa un contenitore marrone con dentro tre foglietti ridicoli e niente più? Cosa dire al papà che deve buttare i pannolini del figlioletto solo il venerdì sera? Cosa rispondere alla signora che lamenta di dover acquistare i sacchetti biodegradabili? Io non lo so, non è il mio lavoro e non conosco bene i metodi e le tecniche di divulgazione di un’iniziativa del genere. So solo che così non potrà funzionare. Non potrà funzionare se le intenzioni non vengono prima condivise con i cittadini, se non viene spiegato loro il come si dovrà procedere e la fondamentale importanza di differenziare gli scarti che ogni singolo produce.

Spiegare che il singolo è parte del tutto, che il valore di una comunità sta nell’atto condiviso dalle parti, che la raccolta differenziata è un primo passo verso un cambiamento che dovrà necessariamente essere strutturale nella gestione della produzione e del relativo scarto, che all’inizio sarà una scocciatura ma poi diventerà un atto automatico, che avere cinque contenitori per i rifiuti in casa non è poi un dramma, che il calendario di raccolta può essere deciso insieme e condiviso dalla comunità. Questo si sarebbe dovuto fare. E invece no.
Non si tratta di relegare queste critiche ad un livello di trattazione teorica e utopica, questi sono aspetti che ogni singolo cittadino deve pretendere e che ogni sana amministrazione locale deve garantire senza se e senza ma. Probabilmente il problema sta a monte, sta in quel senso di comunità che non c’è e che non viene costruito.

Un problema politico, come sempre.

Foto Fisioterapy Center

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