T-urbe#22 > Costruzione della sicurezza
Blog - Stavolta farò lo sforzo di trattare la questione della riqualificazione e della sicurezza urbana evitando il mio solito registro ironico. Perché c’è proprio poco da ridere.
Di riqualificazione urbana e sicurezza se ne è parlato tanto durante la settimana (vedi qui, qui e qui) e per quanto mi riguarda è da domenica che ci ragiono. Ho riflettuto se scrivere o meno sull’argomento e alla fine ho pensato che forse non sarebbe stato interessante propinare ai lettori del sabato il mio punto di vista strettamente personale. Temevo di entrare a far parte del circo di opinionisti tuttologi e tuttofare, con una risposta su tutto e una superficialità di argomentazione da far rabbrividire pure un ragazzino delle medie. Le mie posizioni in merito al tema sono chiare e ben delineate, l’argomentazione in merito sarebbe superflua e soprattutto poco utile ai fini di questo blog. Quindi stavolta farò lo sforzo di trattare la questione della riqualificazione e della sicurezza urbana evitando il mio solito registro ironico. Perché c’è proprio poco da ridere.
Negli ultimi giorni si è parlato di riqualificazione urbana. Ma che cos’è? La riqualificazione urbana è un’ “attività pianificatoria, programmatoria o progettuale finalizzata al recupero di una valida dimensione qualitativa e funzionale in strutture urbanistiche e/o edilizie nell’insieme o in singole loro parti compromesse da obsolescenza funzionale o da degrado” (Borri D. “Lessico Urbanistico”, Dedalo, 1985).
Quindi, in parole povere, è un processo complesso proprio dell’azione urbanistica che nasce da una volontà politica e da un’idea progettuale articolata su più piani. Non è uno slogan, non è una parola da utilizzare per dare maggiore enfasi ai discorsi da bar, è politica che diventa azione.
In che modo l’attività pianificatoria (=l’urbanistica) può contribuire all’aumento della condizione di sicurezza urbana? La risposta è semplice: attraverso la pianificazione e la progettazione di spazi sicuri.
Sì, ma come?
- I criteri di sicurezza urbana devono esser tenuti in considerazione fin dalle prime fasi decisionali dell’attività progettuale. Ergo: l’amministrazione pubblica deve decidere se vuole prendere in considerazione o meno il tema sin dall’inizio;
- per ottenere risultati di miglioramento spaziale e di conseguenza anche sociale bisogna favorire il mix sociale ed evitare la formazione di enclaves;
- è necessario risolvere gli spazi residuali, attribuendo una nuova funzione, il riuso degli spazi, la delimitazione esatta del confine tra pubblico e privato;
- ogni processo di riqualificazione urbana deve prevedere la partecipazione attiva e l’ascolto dei cittadini, al fine di progettare spazi e funzioni realmente condivisi dalla collettività.
Queste cose – apparentemente banali – non le ho inventate io, ma il comitato internazionale (Prevention of Crime by Urban Planning) che ha prodotto Standard e Technical Reports relativi alla prevenzione della criminalità attraverso la progettazione urbana, adottati nel 2007 dal Comitato Europeo di Standardizzazione (CEN).
Quindi se vogliamo continuare a dire che il degrado del centro storico di Viterbo è causato dalla presenza degli immigrati, che si può risolvere con una più assidua presenza delle forze di polizia e l’installazione di telecamere va bene, ma basta sapere che sono discorsi da bar.
Ideologici, inutili e controproducenti.