Il Paladino di Francia Orlano nacque a Sutri

Il Paladino di Francia Orlano nacque a Sutri

Homepage - WEEKEND / STORIE - A onore del vero sono tante le città della Francia che pretendono di fregiarsi di avere dato i natali a così mitico cavaliere, ma anche Sutri ha i suoi addentellati nella storia a cui aggrapparsi. Per primo il passaggio di Carlo Magno diretto a Roma.

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Saggini costruzioniWEEKEND / STORIE – Il paladino di Carlo Magno, l’Orlando tanto raccontato nelle storie cavalleresche, ebbe i suoi natali a Sutri. Almeno così si tramanda, da generazioni, di padre e in figlio. A onore del vero sono tante le città della Francia che pretendono di fregiarsi di avere dato i natali a così mitico cavaliere, ma anche Sutri ha i suoi addentellati nella storia a cui aggrapparsi. Per primo il passaggio di Carlo Magno diretto a Roma.

La leggenda della nascita di Orlando a Sutri affonda le sue radici nel nono secolo dopo Cristo. Più di mille anni fa. La tradizione popolare, rafforzata dai poemi cavallereschi franco-veneti del XII secolo, vuole che qui sia nato Orlando Paladino, Marchese del Chiaramonte, Conte di Blaye e Gonfaloniere della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Il tutto all’interno di una grotta a due camere con in bella vista una colonna. Si tratta di fatto di una tomba etrusca. 

Madre di Orlando Berta, sorella dell’imperatore. La donna, secondo la tradizione, si innamorò di Milone. Si trattava di un condottiero senza nobiltà, riconosciuto da tutti come molto valoroso. Carlo Magno non accettò la storia tra i due e li caccio dalla corte. Milone decise di affrontare un viaggio verso Roma per chiedere al papa di intercedere con il re. Da qui la discesa in Italia e l’arrivo a Sutri, dove Berta diede alla luce Orlando. 

Il ragazzo crebbe dunque sutrino, mettendosi in evidenza per la sua forza fisica, destrezza e coraggio. Quindi l’arrivo di Carlo Magno a Sutri, durante il suo passaggio per Roma. Qui la leggenda racconta che Orlando vestito da servitore si intrufolò nel banchetto di corte e arrivò a sottrarre con la velocità di un fulmine la coppa dove stava bevendo il re.

Ma il sovrano dei franchi non si adirò, anzi sfido il giovane a ripetere l’impresa il giorno successivo. Orlando ripeté il gesto e sulla strada di ritorno venne intercettato da fedelissimi del re che riconobbero la madre Berta e mediarono per la riconciliazione con il fratello. Così Orlando entrò nelle grazie dello zio, che lo portò con sé e lo misero all’opera su quei teatri di battaglia contro i mori che lo trasformarono in un mito. Fino alla battaglia di Roncisvalle dove trovò la morte stremato nel suonare l’Olifante, il corno potente che avvisò la retroguardia di Carlo Magno dell’arrivo dei mori ma non salvò la disfatta. 

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