Di Tuscia e di più- Signori e signore benvenuti nel Principato di San Martino al Cimino
Di Tuscia e di più - Oggi la nostra visita turistica nel borghi più belli della Tuscia, fa tappa a San Martino al Cimino. Viene considerato un prezioso esempio di pianificazione urbanistica moderna, voluto da Donna Olimpia Maidalchini Pamphilj nella prima metà del XVII secolo. Buona visita!
Continuiamo il nostro giro per i borghi della Tuscia e stavolta ci fermiamo a San Martino al Cimino, a circa 8 km da Viterbo, di cui è frazione.
L’abitato prese il nome da un monastero benedettino dedicato a San Martino, inizialmente sotto la giurisdizione dell’Abbazia di Farfa e situato più a valle rispetto al sito attuale. Successivamente i monaci si trasferirono in altura, dando vita al primo nucleo del monastero e dell’abbazia. Nel XII secolo i Benedettini vennero sostituiti dai Cistercensi che circa settant’anni dopo costruirono l’edificio ecclesiastico che ammiriamo ancora oggi, sebbene sia stato ampiamente rimaneggiato nei secoli successivi.
L’accesso al borgo è garantito da due porte: la “viterbese”, a valle, e la “montana”, nella parte più alta, in direzione Roma. Il piccolo borgo seicentesco è caratterizzato da file di casette a schiera sistemate in maniera digradante, tutte uguali, secondo un ritmo di elegante razionalità. Fu Donna Olimpia, cognata di papa Innocenzo X, a voler dare un’impronta così incisiva al suo Principato commissionando il progetto a Marcantonio de’ Rossi, architetto militare. Per la ristrutturazione dell’Abbazia chiamò invece Francesco Borromini a cui sono attribuite le torri campanarie che affiancano la facciata e le porte di accesso al borgo.
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Negli ultimi anni, in alcune occasioni speciali come la recente Sagra della castagna, si è aperto al pubblico anche il Palazzo Doria Pamphilj, trasformato qualche decennio fa in Centro Congressi: per visitarlo è consigliabile contattare la Pro Loco. Emozionante è ammirare le sontuose stanze in cui è facile immaginare Donna Olimpia aggirarsi con aria austera e severa mentre escogita strategie per influenzare le decisioni del Pontefice, motivo per cui venne soprannominata “La Papessa”.
Sempre su iniziativa della Pro Loco e della Confraternita del SS. Sacramento e del Rosario, è possibile visitare anche la Sala del Capitolo dell’Abbazia, decorata da eleganti grottesche rinascimentali e vedute paesaggistiche seicentesche.
San Martino è la meta ideale di soggiorni estivi per trovare refrigerio dalla calura della città ma anche in inverno offre scenari da favola, quando i boschi vicini si tingono dei colori dorati dell’autunno e l’inverno inebria le vie di odore di caminetti e caldarroste. Sembra quasi che aleggi ancora lo spirito di Donna Olimpia, la “Pimpaccia” come era chiamata nelle Pasquinate: qui trovò la morte nel 1657 per mano della peste e le sue spoglie riposano nell’Abbazia, come un eterno legame al suo amato Principato.