All’ombra delle terme Inps, dove furono uccisi i patroni di Viterbo, la natura la fa da padrone

All’ombra delle terme Inps, dove furono uccisi i patroni di Viterbo, la natura la fa da padrone

Homepage - Manuel Gabrielli ci racconta le storie dimenticate sul corso dell'Urcionio in un percorso fotografico mozzafiato. Lì, tra l'altro, sarebbero stati decapitati e sepolti i due patroni di Viterbo san Valentino e sant'Ilario

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Di Manuel Gabrielli (Decarta).

L’Urcionio è il corso d’acqua invisibile agli occhi di Viterbo, all’olfatto forse un po’ meno. Non è sempre stato così, tutto sommato, in tempi antichi, dal Palazzo Papale si doveva godere di un bel paesaggio. Pensateci un attimo, al posto del parcheggio del Sacrario e di Viale Marconi c’era un’ unica spaccatura nel terreno, un bel ponte andava dal fianco della chiesa degli Almadiani fino a San Faustino e in basso scorreva l’Urcionio, pulito.

L’acqua di quest’ultimo emerge alle pendici della Palanzana ma a poco serve lo sforzo fatto per arrivare in superficie, perché opere di vari anni hanno costretto il “fiume” di Viterbo a scorrere sotto terra, incanalandosi sotto via Genova per poi rivedere finalmente il cielo appena fuori porta Faul. Una volta uscito, carico di acque nere, l’ Urcionio scorre parallelamente a strada Bagni fino ad arrivare all’ impianto di depurazione per poi proseguire fino a congiungersi con il Marta.

Qualche domenica fa, sapendo dell’esistenza di un parco dietro le oramai ex-terme INPS, ho seguito proprio il corso dell’Urcionio e, una volta arrivato in fondo a strada bagni, mi sono incamminato per quello che da un’ indicazione di fronte all’ex impianto termale viene segnalato come itinerario della fede.

Un cartello posto lungo il percorso informa il visitatore che nei paraggi sorgeva anticamente il vicus Surrina, un piccolo centro abitato noto per la vicinanza ad alcune sorgenti di acqua termale. Proprio in questo luogo, secondo tradizione, furono decapitati i Santi Valentino e Ilario. I due, rispettivamente sacerdote e diacono, caddero vittime delle persecuzioni di Diocleziano in un periodo tra il 303 ed il 306 d.C. e vengono tradizionalmente ricordati il 3 novembre.

Nello stesso itinerario è compreso il Ponte Camillario, un tempo percorso dalla Via Cassia e utilizzato per attraversare l’ immancabile Urcionio, che nonostante la fine infelice è ancora il motivo della vegetazione rigogliosa circostante. Per quanto un’ edicola votiva sia da sempre presente per ricordare l’importanza religiosa del luogo, fu solo nel 1990 che il parroco di Villanova, Don Armando Marini, riscoprì la grotta Etrusca, poi convertita in catacomba cristiana, dove si presume furono inizialmente seppelliti i corpi di Valentino e Ilario. Da questo impegno iniziale nacque l’itinerario della fede, che inizia dai resti del ponte, passa davanti all’edicola votiva e arriva fino alla catacomba.

La bellezza del posto è inopinabile: chiunque non abbia mai percorso questo sentiero, in un primo momento, rimarrà sorpreso nel vedere un piccolo ponte di legno e l’ Urcionio esibirsi in una cascata. Purtroppo subito dopo subentrerà la puzza di un corso d’acqua che, per quanto sia stato trattato, fino a poco prima trasportava le acque reflue di tutta la città. A quanto pare, cattivo odore a parte, l’unica colpa che si può fare a questo luogo è la trascuratezza: per terra è tutto sommato pulito ma i resti del ponte Camillario, che dovrebbero essere uno dei punti di interesse del percorso, sono resi praticamente invisibili dalla vegetazione e una volta giunti alla catacomba ci si ritroverà davanti una piramide di ferro e vetro opaco, ovviamente chiusa con un lucchetto.

Per quello che ho potuto apprendere il sentiero è, se non interamente, almeno in parte di proprietà della parrocchia di Villanova (qui), da questo suppongo che lo sfalcio dell’erba e la pulizia non siano di competenza del Comune ed è quindi comprensibile che non essendoci nessuno scopo di lucro non sia possibile un mantenimento che duri tutto l’anno.

Nonostante lo stato attuale, in passato, a più riprese, la zona è stata guardata con interesse e un articolo datato giugno 1998 comparso sul mensile “30 giorni” (qui) fa riferimento alla scoperta di una necropoli paleocristiana: “Già nel mese di febbraio la notizia dei primi ritrovamenti aveva attirato l’attenzione dei media e della Sovrintendenza ai beni culturali. A gettare il sasso nello stagno è stata infatti una rubrica del Tg3 sulle edicole sacre nel Viterbese, curata dal vaticanista Giovanbattista Brunori il quale, proprio accanto all’edicola dedicata ai santi Valentino e Ilario, aveva notato la presenza di una consistente quantità di ossa umane affioranti dal terreno. Gli interventi non hanno tardato ad arrivare: alcuni resti sono stati esaminati confermando l’antichità dei reperti e la Sovrintendenza per l’Etruria meridionale ha disposto un intervento di rilevanza tecnico-scientifica inserendo tutta l’area in un programma di conservazione e di ricerca archeologica da avviarsi con l’aiuto degli enti locali e con l’Università della Tuscia.”

Se questo luogo non ricevesse solo un saltuario interesse religioso in occasione delle processioni, forse avrebbe tutto un altro aspetto. L’ Itinerario della fede è pure indicato come Via Francigena e abbiamo un Giubileo straordinario alle porte. C’è bisogno di aggiungere altro?

 

Parole e immagini di Manuel Gabrielli

 

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