YesWeekend#5 > Una provincia a teatro

YesWeekend#5 > Una provincia a teatro

Blog - "Perché un teatro ben gestito può essere il fiore all'occhiello di una comunità". Ma a Viterbo non c'è. Ecco invece cosa succede in provincia.

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In questo numero parlo di teatri. Premessa: pur avendo enorme rispetto per chi fa teatro, non posso certo definirmi un “aficionado” di palchetti e platee. Anzi: non so niente di teatro, né mi è mai venuta voglia di farlo. Gusti e abitudini personali, niente di più. Però, occupandomi da anni di eventi culturali nelle province di Viterbo e Terni, qualche idea su cosa offrono le scene dalle nostre parti me la sono fatta.

Nel teatro vedo due componenti, imprescindibili. Una parte “materiale”: il teatro come sala, come edificio. E una parte “umana”, senza la quale l’edificio teatro sarebbe una scatola vuota: le persone. Compagnie, attori, registi, tecnici, produttori, pubblico. Di più: tutti coloro che in una città fanno vivere il proprio teatro. Perché un teatro ben gestito può essere il fiore all’occhiello di una comunità.

Viterbo non ce l’ha più da un pezzo: lo splendido Unione è “sotto i ferri” chissà ancora per quanto. Sia chiaro: l’attività non manca. Ferento, Quartieri dell’Arte, Festival Fita, Tetraedro e una “stagioncina” al vecchio e malandato San Leonardo. Ma l’Unione, il vanto di Viterbo, il teatro ottocentesco del Vespignani è ancora lontano 1) dall’essere riaperto; 2) dall’ospitare una stagione; 3) dal diventare sede di un teatro stabile (utopia?).

Viterbo out, quindi. Non la provincia, non il territorio. Sono due i poli teatrali tra i quali il capoluogo, suo malgrado, è schiacciato. E si trovano oltre i confini: Orvieto e Civitavecchia. L’attività dell’umbro Mancinelli si riassume in un solo verbo: funziona. E tra le mille cose, ne fanno una bellissima: aprono il teatro ai turisti, lo fanno visitare anche quando non ci sono spettacoli. Il civitavecchiese Traiano si distingue da anni con un grande cartellone e una particolarità: tre repliche per ciascun spettacolo.

Il territorio della Tuscia è costellato di tante piccole bomboniere. Gioiellini raccolti e confortevoli, dove mentre fuori è freddo, dentro puoi trascorrere serate tra capolavori sempreverdi o nuovi progetti. Stanno partendo varie stagioni: il Boni di Acquapendente, altra perla architettonica di quell’incredibile ‘800 italiano; il Padovani di Montalto di Castro, recentissima struttura capace di vincere premi di architettura; il Bianconi di Carbognano, altro punto fermo; il Palarte di Fabrica di Roma, perché a volte basta una tensostruttura per portare il teatro dove prima non c’era; il San Francesco di Bolsena, ricavato in una ex chiesa medioevale; il “dei Calanchi” di Lubriano, magari un po’ discontinuo ma di volta in volta ravvivato dal Teatro Null di Gianni Abbate. Ho lasciato in coda altri tre teatri, non per demeriti, ma perché al momento non hanno niente in cartellone: il Rivellino di Tuscania, il Petrolini di Ronciglione e il Santa Cristina di Porano.

E quali sono gli spettacoli in programma in questo weekend? Scopritelo su www.movemagazine.it.

 

 

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