Mozione di sfiducia a Frontini, ecco come Pd e FI hanno messo la tempesta in un bicchiere d’acqua

Mozione di sfiducia a Frontini, ecco come Pd e FI hanno messo la tempesta in un bicchiere d’acqua

Homepage - VITERBO - La tempesta della mozione di sfiducia al sindaco Chiara Frontini non scoppia. Le minoranze ci stanno lavorando ma quello che in molti, evidentemente male informati, davano per imminente e della potenza di un monsone indiano non è destinato ad accadere. Non nell'immediato sicuramente. 

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VITERBO – La tempesta della mozione di sfiducia al sindaco Chiara Frontini non scoppia. Le minoranze ci stanno lavorando ma quello che in molti, evidentemente male informati, davano per imminente e della potenza di un monsone indiano non è destinato ad accadere. Non nell’immediato sicuramente. 

Servono 14 voti di consigliere per portare in discussione in sala d’Ercole una mozione di sfiducia al primo cittadino. Chiunque, prendendo il pallottoliere, può verificare che sulla carta i numeri ci sarebbero per portare la mozione in aula. L’algebra infatti dice: 5 consiglieri FdI più un consigliere Bene Comune, due consiglieri Lega, 4 consiglieri Pd e uno Forza Italia. A questi vanno aggiunti gli ex frontini Chiatti e Bruzziches. Totale algebrico 14, quanto basta per servire il piatto freddo della sfiducia. 

A condurre l’operazione i consiglieri di Fratelli d’Italia, Lega e Bene Comune, più il duo Chiatti-Bruzziches. Per arrivare al risultato però hanno bisogno dell’altra minoranza: Pd più Forza Italia (totale cinque voti). 

Le minoranze tutte stanno lavorando al documento ma è proprio qui che la tempesta è stata confinata in un bicchiere d’acqua, con scaltrezza politica (forse non da tutti compresa) di Pd e forzisti. La richiesta da parte dei cinque infatti, in cambio della firma necessaria, è che la mozione di sfiducia sia impostata su temi politici e non lambisca neppure la vicenda Cavini (le minacce verso Bruzziches che sarebbero state rivolte durante la famosa cena a base di registrazioni segrete). 

Portare in aula una mozione di sfiducia su temi politici equivale in sostanza a un teatrino politico dall’esito scontato: la maggioranza voterà contro e la mozione sarà respinta. 

In poche parole la richiesta di Pd e Forza Italia sbarra la strada e spunta l’arma della “questione morale” con cui Fdi, Lega e Bene Comune avrebbero voluto dare l’assalto alla baionetta agli uomini della maggioranza Frontini, puntando sulle anime candide per aprire una breccia attraverso il ricatto-morale: se non votate la sfiducia appoggiate “il sistema mafioso caviniano” (accertato solo dai politici di parte e da parte della stampa ma non dalla Procura, e non è un piccolo dettaglio questo). 

Persa l’arma tattica della questione morale la mozione di sfiducia è morta prima di arrivare in aula. Stoppata nella sostanza probabilmente dalle future dinamiche su Palazzo Gentili, dall’altra parte della strada. 

 

Foto Fisioterapy Center

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