La lamentela come stile di vita e come piccone per distruggere la città di Viterbo

La lamentela come stile di vita e come piccone per distruggere la città di Viterbo

Editoriali - EDITORIALE - La città di Viterbo non ha mai avuto esperti di marketing al lavoro per rilanciarla e farla conoscere. Non li ha mai avuti perché costano e non si capisce quanto sia davvero importante, probabilmente per un deficit culturale di chi l'ha amministrata negli ultimi cinquanta anni e al momento anche ora. In compenso ha però, in maniera del tutto gratuita, schiere di picconatori che lavorano in-sapientemente tutto il giorno e tutti i giorni per andare a caccia della pagliuzza. 

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Saggini costruzioniEDITORIALE – Ho visto gente in giro con dei picconi di parole così grossi e affilati che in confronto le accettate di Valle Faul, dei giorni scorsi, sono da considerarsi roba da principianti. 

Il canale preferito non è più il bar di quartiere ma i social, essenzialmente Facebook. Qui fiumi di insulti gratuiti, riflessioni con argomentazioni logiche da terza elementare fatta male e osservazioni strumentali raccontano una città di Viterbo allo sbando. Tutto è un disastro, si narra che a governarla sia arrivata una donna con tre teste e con capelli fatti da serpenti. Pare sia in grado di fare cose orribili e mostruose e soprattutto non ne azzeccherebbe una. 

Ne sono convinti alcuni che, strillando in continuazione, puntano a sembrare parecchi. Il gioco è classico e somiglia molto alla tecnica indiana di legare rami dietro ai cavalli, così da alzare tanta polvere e fare sembrare al nemico di essere una moltitudine. Il saggio dice: fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Ma quello era saggio e non scriveva su Facebook.

In questo brodo primordiale sguazzano politici di mestiere, di quelli che puntano a collezionare rielezioni su rielezioni e a rappresentare gli altri per tutta la vita, non riuscendo a trovare una strada diversa per se stessi. E sta sicuro che se il tuo obiettivo è essere rieletto all’infinito gli interessi della città spariscono rispetto alla tua fame di protagonismo e la tua brama di gestire il potere. Così picconano l’immagine della città evidenziando problemi che loro non sono stati in grado no di risolvere ma neanche di comprendere per lunghissimi anni, quando il potere lo avevano bello stretto nelle manine. 

E chi piccona la città non la ama. Non la ama perché la denigra, soffia sulle paure e ne restituisce, oggi con l’era di internet rimane tutto in rete, un riflesso deforme che scoraggia investitori, turisti, semplici persone che magari ci verrebbero a vivere. Se un tizio aprisse un negozio e tutto il giorno un gruppo di individui non facesse altro che descriverne la bruttezza: c’è polvere sullo scaffale “z”, una mela nella cassetta “y” è ammaccata, e via dicendo chi andrebbe a fare la spesa in quel negozio?

La città di Viterbo non ha mai avuto esperti di marketing al lavoro per rilanciarla e farla conoscere. Non li ha mai avuti perché costano e non si capisce quanto sia davvero importante, probabilmente per un deficit culturale di chi l’ha amministrata negli ultimi cinquanta anni e, al momento, neanche ora. In compenso ha però, in maniera del tutto gratuita, schiere di picconatori che lavorano in-sapientemente tutto il giorno e tutti i giorni per andare a caccia della pagliuzza. 

Tutto diventa sbagliato, il benaltrismo impera e la grancassa del malcontento viene continuamente suonata. Se apparisse santa Rosa e facesse un miracolo arriverebbero a trovare dei problemi anche su quello: sì quel cieco è tornato a vedere ma non ha recuperato dieci decimi di vista bensì soltanto nove. Oppure: perché ha ridato la vista a quel cieco quando c’era quello storpio da sanare? Un rumore di fondo continuo che punta al caos e che infastidisce chi magari, in ogni campo, cerca di costruire. 

La narrazione della città allo sbando, dove è pericoloso girare di notte (idea falsa come dimostrano i dati) pensate che faccia bene a chi gestisce i locali aperti di sera e ai loro titolari che magari lavorano da anni per compiere un bel lavoro e dare a Viterbo uno spazio bello? La narrazione dell’apocalisse ogni santa volta che si cerca di aprire un ragionamento nuovo sul centro storico pensate che faccia bene a quanti hanno investito nel centro storico e che si trovano continuamente ingessati in una situazione non soddisfacente e che per essere superata ha bisogno di cambiamenti? E a chi ha un patrimonio immobiliare a Viterbo l’enfatizzazione di una città allo sbando fa bene? Agisce bene sul valore di mercato delle case?

Anche sulla festa di Santa Rosa il rumore è diventato a tratti insopportabile. Si gode all’infilzare l’azione e il lavoro degli altri. A volte per secondi fini (e questo lo fanno i politici di basso rango a cui interessa solo una cosa: essere al potere anche a costo di augurarsi la rovina della città), a volte per invidie o altro. La sensazione è che ci sia una parte della città, minoritaria ma tanto rumorosa, che giochi allo sfascio. Una parte della città, minoritaria e livorosa, che abbia trovato sui social la propria giocosa macchina del fango. Una macchina del fango impunita, su cui è difficile intervenire nel nome della tutela della dignità altrui.

Il problema è che il danno che si crea facendo così lo pagano tutti e questo non è giusto. Allora sarebbe il caso che le forze positive della città reagissero a tutto questo, isolando questa minoranza, lavorando ancora più intensamente per costruire bellezza e sostenere ragionamenti diversi e cose che funzionano. E soprattutto rifiutando i giochini politici dello sfascio a tutti i costi e  i personaggi che ne sono l’incarnazione. 

Solo questo restituirà a tutti e all’opinione pubblica in generale uno strumento vero e potente: la critica. Oggi a Viterbo la critica è spuntata, perché drogata da mille altre cose. Viterbo ha perso lo strumento della critica, distrutto dalla lamentela continua che altro non è che la benzina di fuochi di paglia sterili e capaci solo di distruggere la città. 

 

 

 

 

 

 

 

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