Frontinismo: apocalittici integrati e maggioranza silente

Frontinismo: apocalittici integrati e maggioranza silente

Editoriali - EDITORIALE - Dove sta andando l'autobus guidato da Chiara Frontini? Affermare di saperlo significherebbe dimostrare tutta la propria stupidità perché le variabili in gioco sono talmente tante e complesse che ogni previsione è francamente impossibile. A meno che non si usi la scorciatoia del "tifo da stadio" e la semplificazione delle letture ideologiche. 

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Saggini costruzioniEDITORIALE – Dove sta andando l’autobus guidato da Chiara Frontini? Affermare di saperlo significherebbe dimostrare tutta la propria stupidità perché le variabili in gioco sono talmente tante e complesse che ogni previsione è francamente impossibile. A meno che non si usi la scorciatoia del “tifo da stadio” e la semplificazione delle letture ideologiche. 

Diciamo che ponendo questa domanda ai viterbesi ci troveremmo davanti tre tipi di risposte. La prima, quella degli apocalittici, suonerebbe così: “Verso l’inferno”. La seconda, quella degli integrati, al contrario: “Verso una città migliore”. La terza, quella della maggioranza silenziosa, sarebbe un molto viterbese: “Boh!?!?!”. 

I tifosi, da una parte e dall’altra, tirano il vento al proprio mulino. Questo è più che normale. Solo che ultimamente va riscontrato un cambio di situazione. I “frontiniani” si sono molto calmati, si sono molto placati anche sui social e la macchina della comunicazione del sindaco è piuttosto ferma. Questo può avere diverse spiegazioni: 1) è concentrata sulle cose da fare e opportunità da cogliere; 2) si è fatta imprigionare dalle pressioni di chi l’accusa di essere troppo presente sui social; 3) sta sottovalutando l’importanza della comunicazione per il presente e per il futuro del suo percorso. 

Gli “anti-frontiniani” (oppositori politici, ex frontiniani delusi, portatori di interessi opposti a quelli dell’azione politico-amministrativa in corso) sono invece scatenati. In realtà si tratta in massima parte degli oppositori politici diretti e dei loro cittadini collegati o agitati in particolari situazioni fattuali. Ogni cosa che accade diventa la prova giurata dell’incapacità di questa amministrazione, della rovina e della iauttura della città di Viterbo e del castigo divino che si sta per abbattere su tutti per avere osato violare la tradizione dei partiti al potere. 

Tra questi due estremi c’è la città vera, la maggioranza. Più sono prossimi (per parentela, amicizia, frequentazioni di varia natura) all’uno o all’altro estremo e più vengono coinvolti in quell’orbita. Ma le persone che non hanno appartenenze o vicinanze stanno a guardare. Osservano una città che sta cambiando alcune cose, dove si stanno innescando prospettive, nuove alleanze, nuovi affari, nuove dimensioni di aggregazione. Non sanno se queste cose nuove saranno un bene o un male per la città e quindi rimangono in silenzio. 

Non sanno, per esempio, se il nuovo sistema delle piste ciclabili farà più casino o darà nuove opportunità. Non sanno se la “passeggiata intorno alle mura” abbellirà la città e la renderà più vivibile o sarà una diavoleria. Non conoscono se il bike sharing è una boiata pazzesca per Viterbo oppure no. Non sanno neanche se chiudere al traffico, con un piano, la città sia un male o un bene. Non conoscono se togliere posti auto da via Matteotti possa mandare in rovina o sostenere l’economia di quel quadrante. 

I più restano in silenzio e vogliono capire come sarà. Giudicheranno sì e voteranno certo ma dopo avere visto le cose. I più non si uniscono ai piccoli eserciti di chi incensa e di chi spara perché sanno di non sapere, non hanno la sfera di cristallo, sono consapevoli che dietro a ogni cosa c’è una dinamica complessa di variabili. Soprattutto i più non hanno interessi di parte e quindi non prendono partito. Non gli interessa. E poi hanno una speranza, che è sempre la stessa ogni volta che c’è un nuovo sindaco, che la città migliori. Perché alla maggioranza non interessa di avere questo o quell’amico in quel posto, interessa che la città sia a posto. 

Comunque quello che registriamo è che le grandi casse “del consenso” e “del dissenso” si sono molto indebolite, tirano poco, attraggono pochissimo. C’è voglia di vedere, di capire e di valutare a cose fatte. Come ragione vorrebbe. Quindi tornando alla domanda: dove sta andando il frontinismo? La risposta dei più è nell’attesa: boh!

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