Di Tuscia e di più- Tutti in sella al Museo Taruffi di Bagnoregio

Di Tuscia e di più- Tutti in sella al Museo Taruffi di Bagnoregio

Di Tuscia e di più - Questa settimana ci dedichiamo ai motori in mostra al Museo Taruffi di Bagnoregio. Ci siete mai stati?

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La Tuscia è costellata di tante piccole realtà museali che, come scrigni preziosi, custodiscono e narrano tradizioni e peculiarità del nostro territorio. Tra questi c’è il Museo di auto e moto d’epoca “Piero Taruffi” di Bagnoregio, una vera chicca per gli appassionati del genere. E siccome in questo campo bisogna essere precisi – mentre io di motori non capisco una valvola – ve lo faccio raccontare direttamente dal suo direttore, Flavio Verzaro.

Ciao Flavio! Lascio da parte i formalismi, visto che ormai ci conosciamo da un bel po’ di tempo… Ed è per questo che ci tenevo tanto ad intervistarti, perché so con quanta passione porti avanti, ormai da molti anni, la direzione e la promozione del Museo di Bagnoregio che nasce quasi come naturale emanazione dell’Associazione Storico Culturale Piero Taruffi. Quando si è costituita e di che cosa si occupa nello specifico?
“Buongiorno Daniela e benvenuta, come sempre, al Museo Taruffi! Abbiamo fondato la nostra Associazione nel 1988 a Bolsena con lo scopo di riunire appassionati e collezionisti di auto e moto storiche. È federata all’Automotoclub Storico Italiano e promuove iniziative culturali e sportive che variano dai raduni, alle rievocazioni di gare storiche, all’organizzazione di mostre, convegni e tavole rotonde.”

Ma come mai avete dedicato l’associazione, e dunque anche il Museo, proprio a Piero Taruffi? Ci racconti chi era?
“Il nome è stato scelto perché il grande Campione, nativo di Roma, era scomparso pochi mesi prima la costituzione dell’Associazione e, negli anni Trenta, aveva vinto per due volte il Giro Automobilistico del Lago di Bolsena alla guida di un’Alfa Romeo 8C 2300 della Scuderia di Enzo Ferrari. Piero Taruffi è stato uno dei più importanti piloti del mondo, prima in moto e poi in auto, tanto che Tazio Nuvolari lo descriveva come “il più grande stradista di tutti i tempi”. Ma ciò che l’ha reso unico fu il fatto che si laureò giovanissimo in Ingegneria e si dedicò agli studi aerodinamici che lo portarono a conseguire una serie impressionante di record mondiali alla guida di mezzi a due e quattro ruote da lui stesso progettati.
Nel nostro Museo abbiamo esposto una serie di disegni tecnici originali relativi a questi mezzi da record: la moto Rondine Gilera ed il celebre Bisiluro con il quale Taruffi superò i trecento chilometri orari con un motore di soli 500 cc grazie appunto alla particolare cura dedicata alle forme adatte a penetrare l’aria nel modo migliore.”

Flavio, lo sai bene, io ci capisco ben poco di moto, auto e motori… eppure il Museo Taruffi mi sembra il Paese dei Balocchi: quelle carrozzerie scintillanti mi fanno sempre sognare un viaggio indietro nel tempo. Ti ricordi la mia meraviglia quando mi hai fatto scoprire l’Isetta? Non l’avevo mai vista… Ecco, puoi dirci com’è strutturato il museo e illustrarci il suo allestimento che, ricordiamolo, cambia periodicamente e quindi chi visita più volte il Museo non lo troverà mai uguale?
“Il Museo Taruffi è stato inaugurato nel 1998 quando anche l’Associazione trasferì la sua sede a Bagnoregio: ovviamente la parte più importante è costituita dalla mostra permanente intitolata “Il bisiluro ai raggi X – Anatomia di un mezzo da record” che permette al visitatore di approfondire la conoscenza di questo mezzo avveniristico grazie a disegni originali, foto e documenti vari. Ma la nostra forza sta nel fatto che le auto e le moto esposte ruotano e cambiano periodicamente in modo tale che i visitatori trovino novità ogni volta che vengono a trovarci. Abbiamo anche delle sezioni permanenti tra le quali cito quella dedicata all’ Ing. Francesco De Virgilio, tecnico della Lancia, socio onorario del nostro Club scomparso nel 1995 che aveva progettato il primo motore mondiale di 6 cilindri a V di 60 gradi che equipaggiava le Lancia Aurelia. Ci sono poi le microcar, autentici piccoli gioielli tra i quali la capostipite Isetta, che tanto ti ha colpito, ma ne abbiamo una collezione molto variegata che è una delle più complete d’Italia. Non manca inoltre una sezione dedicata alle autoradio e radio storiche ed un’altra che ospita una serie di quadri realizzati annualmente per il Museo da artisti di tutto il mondo: nel 2018, in occasione del nostro trentennale, l’opera è stata realizzata dal celebre artista argentino Rafael Varela che è venuto appositamente in Italia per consegnarcela.”

E poi c’è il pezzo forte…
“Un’altra sezione della quale andiamo molto fieri è quella dedicata al cinema: Bagnoregio e Civita sono stati e sono set cinematografici prescelti da grandi registi e noi abbiamo il piacere di ricordare il Maestro Federico Fellini che proprio in Città nel 1954 girò il suo film: “La Strada” che gli valse il primo Premio Oscar. Abbiamo in esposizione il motocarro realizzato dal meccanico bagnorese Ugo Trucca utilizzando una moto Sertum abbandonata dal nostro esercito alla fine della Seconda Guerra Mondiale: nel film il mezzo fungeva da casa ambulante per i protagonisti Zampanò, interpretato da Anthony Quinn, e Gelsomina, interpretata da Giulietta Masina. Il meccanico e la moglie Nevina, tuttora vivente, ebbero anche una piccola parte nella pellicola interpretando gli sposi in una scena di un matrimonio di campagna: indossavano gli abiti del loro vero matrimonio svoltosi un paio di anni prima, ora esposti accanto al motocarro. A completare questa sezione un’imponente macchina da proiezione Prevost, una delle prime sonore, attiva per anni al Cinema di Bagnoregio.”

Ma il Museo è anche location per eventi particolari come mostre temporanee e meeting. Progetti in corso e progetti futuri?
“Da sempre il nostro Museo ospita eventi culturali e promuove iniziative di grande spessore e siamo molto onorati di collaborare con la Facoltà di Ingegneria dell’Università della Tuscia con la quale abbiamo organizzato importanti conferenze partendo dalla figura tecnica di Piero Taruffi. Attualmente stiamo impostando un nuovo evento che avrà al centro le energie alternative legate ai motori. Inoltre siamo parte di una Rete Museale che riunisce sei piccoli Musei umbro-laziali e, proprio perché Piero Taruffi vinse l’ultima Mille Miglia agonistica nel 1957, abbiamo legato il nostro nome ad un Concorso Fotografico che promuove gli scatti realizzati dai fotografi durante il transito della gara nei nostri territori: proprio da pochi giorni si è conclusa la tappa bagnorese della mostra fotografica itinerante che nel mese di maggio sarà ospitata a Montefiascone.”

Grazie, Flavio, è sempre un piacere venire al Museo Taruffi. Ultima cosa prima di lasciarci: le informazioni pratiche per i visitatori. Dove si trova il museo, orari e giorni di apertura, costo del biglietto.
Il Museo Piero Taruffi è aperto il mercoledì e il sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19; gli altri giorni è possibile prenotare la visita al 333 1836538 oppure con mail asspierotaruffi@ gmail.com. Il biglietto costa € 4; ridotto per gruppi di almeno 20 persone € 2.

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