Recupero della cinta muraria viterbese, l’esempio dell’Associazione Città Murate del Veneto

Recupero della cinta muraria viterbese, l’esempio dell’Associazione Città Murate del Veneto

Cronaca - Per dare un futuro alla città dei papi occorre progettarlo. All'amministrazione Michelini il duro compito di partorire un'idea di città e traghettare Viterbo all'interno della contemporaneità. Per vincere la sfida è necessario puntare sulla valorizzazione di quello che abbiamo. In primis la cinta muraria medioevale.

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valle faulLa cinta muraria viterbese potrebbe fare la fortuna della città ma potrebbe anche andare oltre. Quanti comuni della Tuscia vantano un sistema difensivo medioevale? Tuscania, Valentano, Tarquinia, Vetralla, Nepi. Ma anche altre realtà, nel Viterbese, conservano mura e/o strutture difensive antiche.

 

Un patrimonio che, specie per il comune capoluogo, potrebbe diventare un vero e proprio biglietto da visita e attrattore turistico di prim’ordine. Per potersi giocare però la carta in questione è necessario un lavoro di sistema su questa potenziale ricchezza. Negli ultimi giorni l’assessore al centro storico Alvaro Ricci ha parlato dell’idea di lavorare all’apertura di camminamenti lungo la cinta muraria della città dei papi. L’11 maggio sarà restituita ai cittadini la torre esagonale di San Faustino. Il lavoro da fare è tanto ma, buttando l’occhio oltre le mura, sarebbe interessante prendere a modello il lavoro fatto, da alcuni anni a oggi, nella Regione Veneto. Qui, infatti, il patrimonio delle mura medioevali, è diventato il centro dell’azione quotidiana di recupero, promozione e valorizzazione, portata avanti dall’Associazione Città Murate del Veneto. 

 

PER SAPERNE DI PIU’

 

IL MODELLO VENETO

 

L’associazione è attiva dal 1997 e ha il patrocinio della Regione Veneto. Nasce su impulso della sezione locale dell’associazione Italia Nostra (Associazione Nazionale per la Tutela del Patrimonio  Storico, Artistico e Naturale della Nazione). Attualmente sono 38 i comuni che vi aderiscono, sparsi in 6 province, rappresentanti comunità che attorno alle mura trovano la loro identità. Economie che si sono sviluppate e si sostengono con la storia e con le opere d’arte che hanno avuto in eredità dalla storia del territorio. Il team di lavoro è composto da un consiglio direttivo di 11 membri (consiglieri regionali, sindaci, consiglieri dei vari comuni della rete) e da un comitato scientifico d’esperti. I soci sono tutti i comuni della rete.

 

LE CITTA’ MURATE DEL LAZIO

 

Replicare il modello Veneto sarebbe teoricamente possibile anche nella Regione Lazio e Viterbo potrebbe giocare la parte del leone. Sull’intero territorio regionale infatti risultano diverse città murate ma le caratteristiche del capoluogo della Tuscia sono uniche e di grande pregio. Nella provincia di Latina si registra la sola città murata di Gaeta. La capitale ha la sua cinta muraria e sul resto del territorio provinciale non ci sono altre realtà particolarmente significative in questo ambito. Niente nella zona di Frosinone e sei realtà in provincia di Rieti: Rieti, Rocca Sinibalda, Labro, Casperia, Leonessa e Cittàducale.

 

L’ESEMPIO VENETO DI CITTADELLA, ENTRATA NEL GUINNESS DEI PRIMATI PER LE SUE MURA

 

Cittadella si trova in provincia di Padova ed è entrata nel Guinness dei primati per i suoi 16660 di cinta muraria percorribile. Si tratta di muri del 1200, all’incirca contemporanei a quelli di Viterbo. Per venti anni questa città ha lavorato e investito sul restauro della sua cinta muraria, per una cifra totale di 25 milioni di euro. Venti anni di pressing costante da parte degli amministratori locali sulla Regione Veneto. Un pressing talmente stringente che durante la cerimonia d’inaugurazione lo stesso presidente Zaia ha dichiarato: “Finalmente non vedrò più in Regione i vostri amministratori Bitonci e Pan”. Oggi le città murate del Veneto sono un attrattore turistico importante a beneficio dell’intera regione, con Cittadella a fare da attrattore principale. Anche Viterbo potrebbe lanciare questa sfida alla Regione Lazio, sarebbe un’occasione importante.

 

Chissà se anche tra gli amministratori viterbesi potremo, magari tra venti anni, vantare due mediani come Bitonci e Pan?

 

 

 

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