“L’attuale deposito dell’archivio di stato è inadatto”. Milioni spesi in affitti dal ’59

“L’attuale deposito dell’archivio di stato è inadatto”. Milioni spesi in affitti dal ’59

Politica - L'archivio di stato si trova in un luogo che, a detta di chi ci lavora, non è proprio adatto. Per di più dal 1959 a oggi la sede è sempre stata in affitto, dilapidando una marea di denaro pubblico. Oggi si continua su questa strada, quando quei soldi potrebbero tornare utili per riqualificare altre proprietà dei cittadini lasciate nel degrado.

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“L’attuale deposito dell’archivio di stato è inadatto”, a dichiararlo Angelo Allegrini. Ex politico di area popolare, ma da una vita funzionario dell’archivio. Uno quindi che la situazione la conosce da vicino. E’ stato lui a interessarsi della nostra proposta di recuperare il complesso di San Pietro trasferendoci l’archivio di stato (leggi), che potrebbe portare in dote un corposo affitto pagato ogni mese ai privati che hanno la proprietà sull’attuale sede di via Cardarelli. Corposo affitto, pagato dal ministero per i Beni Culturali, utilizzabile da mettere a garanzia per un mutuo. Abbiamo deciso di intervistare Allegrini per capire meglio qual è la situazione.

Come siete messi nell’attuale sede di via Cardarelli?

“Siamo messi assolutamente male. E’ stato denunciato più volte, ogni volta che diluvia e diluvia spesso ci si sono allagati i depositi. Questa non è una soluzione che può permanere, in più c’è il fatto che potevamo utilizzare queste risorse dell’affitto in maniera molto più intelligente. Parliamo di una cifra considerevole, anche se la lungimiranza della nostra attuale direttrice vicaria e altre ragioni congiunturali ci hanno consentito di abbassare molto, comunque paghiamo troppi soldi”.

Da quanto l’archivio di stato di Viterbo sta in affitto?

“Da quanto è stato istituito, dal 1959. 8 anni fa siamo arrivati in via Cardarelli, prima la sede era al palazzo di vetro di via Romiti e prima ancora in un appartamento con grandi spazi in via Zara. Tantissimi soldi spesi in nulla. E’ uno scandalo. Ma non è l’unico. Abbiamo attraversato periodi in cui lo stato ha venduto i suoi beni immobili per poi tornarci pagando l’affitto. Tutto sommato questo è uno scandaletto”.

Ma non si poteva percorrere un’altra strada?

“Diversi anni fa avevo un amico dirigente al ministero che mi disse: “ci sono 100 miliardi a disposizione per le sedi d’archivio”; invitandomi a usarli. Mi venne idea di recuperare le ex ceramiche Tedeschi. All’epoca ero segretario cittadino della Margherita. L’idea era quella di un campus universitario, da collegare alla vicina Santa Maria in Gradi. Alla fine non si riuscì a fare nulla. Il tutto accadeva 20 anni fa circa. Tante volte ci siamo occupati della sede dell’archivio di stato ma ogni volta c’è sempre un motivo per cui non si riesce a fare niente. Non c’è mai disponibilità di immobili demaniali e bisogna riflettere su quante mensilità d’affitto sono state spese a vuoto.

Per dare un’idea ai nostri lettori, cosa conservate?

“L’archivio di stato è un ufficio deputato alla conservazione della documentazione dello stato, nel momento in cui non serve più al normale disbrigo dell’attività amministrativa. Conserviamo il materiale degli uffici periferici della pubblica amministrazione, nel momento in cui cessano di essere utili per la corrente attività. Ogni archivio conserva documenti degli uffici periferici dello stato preunitario. Documentazione della delegazione apostolica, la prefettura dello stato pontificio, della questura dello stato pontificio, i documenti dei notai che confluiscono 100 anni dopo la morte del notaio. Conserviamo documenti di notai dal 1200. Siamo una grande memoria del territorio dal 1200 in poi. Una miniera d’oro per i ricercatori.

Tutto questo negli uffici dove ogni tanto piove, ma i documenti vanno “a mollo”?

“Cerchiamo di salvarli, li spostiamo dai punti di criticità. Poi la proprietà ha fatto interventi per riparare i danni, ma in realtà il deposito è inadatto”.

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