Il linciaggio di Moltoni è roba che ha poco a che fare con le regole

Il linciaggio di Moltoni è roba che ha poco a che fare con le regole

Editoriali - Quanta fretta hanno di abbattere politicamente Francesco Moltoni e perché? Il clima che si respira a Palazzo dei Priori non è affatto bello.

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Francesco Moltoni il nemico da abbattere. Sembra questo il clima politico che vige a Palazzo dei Priori. Moltoni il bastian contrario, il traditore (quando ha portato i voti a questa maggioranza non lo era), il consigliere da far decadere il prima possibile.

Perché tutta questa fretta? Perché tutta questa velocità nel voler fare carne di porco del consigliere e della sua immagine? A nostro modo di vedere le cose è solo e puramente una questione politica. Far decadere Moltoni per la maggioranza equivale a togliersi un rompiscatole, tra l’altro passato in minoranza, e spalancare le porte della sala d’Ercole a tale Claudio Mecozzi di Grotte Santo Stefano, dato come allineatissimo a Leonardo Michelini.

Già da mesi esistono spinte per discutere la decadenza di Moltoni. Tofani era nelle stesse condizioni ma si è sfilato dal tritacarne pagando gli 80mila euro a cui l’ha condannato la Corte dei Conti. Moltoni questi soldi non li ha. Tanti anni di politica e gestione del potere cittadino per non avere neppure 80mila euro, che disgraziato.

I politici di una volta tra lingotti d’oro imboscati o opere d’arte acquistate all’asta con soldi “rimediati” avrebbero avuto a disposizione fortune, altro che 80mila euro.

Ieri si voleva iniziare a discutere la decadenza senza che il consigliere fosse presente. Quanta fretta, tanta pelosa fretta. Ma cosa ha fatto questo mostro di Moltoni che diversi vorrebbero aver già fatto fuori, politicamente, da un pezzo?

Ha votato, quando era nella giunta Gabbianelli, una delibera. Una delibera che aveva il parere favorevole dei dirigenti e con la sicurezza che in caso di errore avrebbe risposto l’assicurazione con cui il Comune aveva “coperto” i suoi amministratori.

Per la Corte dei Conti l’errore c’è stato, quella delibera ha creato un danno erariale e l’assicurazione si è rifiutata di coprire gli amministratori colpiti per degli errori nella stipula della polizza. Errori di chi? Non certo di Moltoni e dei suoi colleghi di allora.

Per tutto questo Moltoni merita di essere buttato fuori dal consiglio. Un consiglio dove a volte è soffiata puzza di conflitti d’interesse, puzza non proveniente da Moltoni. Eppure stanno tutti lì, sulle loro sedie. E alcuni stanno lì con una gran fretta di fare secco Moltoni.

E se l’atteggiamento di una parte della maggioranza è incomprensibile è francamente da manicomio, sempre dal nostro umile e ininfluente punto di vista, la posizione dei Cinque Stelle. Da tempo vogliono buttare fuori Moltoni, come se avesse commesso un grave reato. Ci domandiamo se hanno veramente capito a che gioco si stanno prestando e francamente a volte ci è sembrato che questi Cinque Stelle, rappresentati in consiglio da Gianluca De Dominicis, si siano prestati a dei giochi. Sicuramente inconsapevolmente, ma le azioni che si fanno contano per quello che sono e basta. Sia che lo si voglia, che non lo si voglia.

Moltoni non è un deliquente, non è uno beccato in castagna, non è uno in conflitto d’interessi. E’ uno votato dai viterbesi, entrato in consiglio, e che alcuni suoi stessi consiglieri vogliono fare fuori per ragioni di convenienza politica.

Il buon senso vorrebbe il congelamento di questa situazione e l’attesa, prima di procedere con la decadenza, che arrivi la sentenza della causa tra Comune e assicurazione. In caso di condanna di quest’ultima Moltoni potrebbe pagare. Se lo si butta fuori adesso però, lo si condanna a rimanere fuori dal consiglio anche in caso di vittoria.

Perché tutta questa fretta? Perché questo clima da forca? Cui prodest?

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