Il dio Mitra torna a casa, a Tarquinia

Il dio Mitra torna a casa, a Tarquinia

Storie - Una statua romana del dio Mitra trafugata a Tarquinia e preparata dai trafficanti di reperti per andare in Svizzera tornerà presto a casa.

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Il dio Mitra torna a casa, a Tarquinia. La storia che questa settimana vogliamo raccontarvi è quella del recupero, da parte del Comando dei carabinieri Tutela patrimonio artistico, di un reperto archeologico che vale 8 milioni di euro e che stava per finire, tramite un giro di trafficanti, in Svizzera.

La statua

Si tratta di una preziosa scultura romana “a tutto tondo”, risalente al II-III secolo dopo Cristo. Si tratta di un’opera molto rara che raffigura il dio Mitra nell’atto di uccidere il toro. Si tratterebbe di un reperto particolarmente raro e prezioso, per l’eccezionale integrità e per il soggetto rappresentato. Due esemplari simili si trovano al British Museum e ai Musei Vaticani.

Dio Mitra

 

Il recupero del reperto archeologico

Il ritrovamento è il risultato di una complessa manovra investigativa intrapresa sul monitoraggio e la ricostruzione della catena criminale ancora attiva nelle aree archeologiche di Roma e dell’Etruria meridionale. Le indagini hanno accertato che il “Mitra” era in viaggio per la Svizzera: durante le perquisizioni, infatti, sono state rinvenute mappe della Confederazione Elvetica. Le attività dei carabinieri si sono concentrate a Fiumicino, crocevia del traffico dei beni scavati clandestinamente. Il “Mitra” era su un furgone, all’apparenza anonimo, che trasportava alcune piante e altro materiale coperto da telone ed era destinato in Svizzera.

Il trasporto era preceduto da un motociclo che fungeva da battistrada e da una Smart che, presumibilmente, aveva funzioni di copertura. All’altezza del Museo delle Navi di Fiumicino, il furgone è stato bloccato e controllato dai carabinieri: tra le piante, sotto il telone, è stato rinvenuto.

Una volta arrivato in territorio elvetico, lo straordinario gruppo scultoreo sarebbe stato collocato sul mercato illecito internazionale.

Perché si è capito che l’opera è stata trafugata a Tarquinia?
I carabinieri sono riusciti a risalire alle aree archeologiche di Tarquinia e Vulci, come possibili zone dello scavo clandestino del dio Mitra. Nell’area archeologica di Tarquinia, infatti, sono stati individuati nove ambienti, di cui uno con funzioni sacre: era proprio quello in cui era avvenuta la profanazione e il saccheggio. Durante gli scavi sono stati scoperti due ulteriori elementi marmorei riconducibili all’iconografia mitraica: un cane rampante che, oltre ad essere una caratteristica simbolica nella rappresentazione mitologica dei gruppi statuari riferibili al culto di Mitra, combacia perfettamente con il gruppo scultoreo ritrovato dai carabinieri. E’ stata inoltre rinvenuta la testa di un serpente, anch’esso mancante e combaciante con il resto della scultura. Non meno importanti gli altri rinvenimenti tra cui pavimentazioni a forme floreali in materiale fittile, pavimentazione mosaicata e vari altri frammenti in marmo.

L’opera tornerà proprio a Tarquinia

Il dio Mitra è ora esposto ai Musei Vaticani, insieme a un quadro di Picasso e una tela di Carlevarijs del 1700 che raffigura piazza San Marco a Venezia. Tre beni culturali recuperati dai carabinieri nell’ambito della stessa azione di contrasto al traffico illecito delle opere d’arte. Il ministro Dario Franceschini ha però reso noto che la decisione presa dispone che le opere ritrovate tornino nei luoghi d’origine.

Foto Fisioterapy Center

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