Gloria, il diario della costruzione (giorno 8)

Gloria, il diario della costruzione (giorno 8)

Diario di Gloria - Continuano i 'Momenti di Gloria'. Bruno Pagnanelli va in fissa con le mani, miracolose, all'opera al cantiere sulla Tuscanese.

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Ottava pagina di ‘Momenti di Gloria’, il diario con cui Bruno Pagnanelli racconta con foto e parole quanto sta accadendo al cantiere della Edilnolo dove un giorno dopo l’altro sta prendendo forma la nuova Macchina di Santa Rosa.

 

Il diario di Bruno Pagnanelli

Pensavo di aver chiaro il concetto di reportage in ambito fotografico. E’ un’attività che si propone di riprodurre oggettivamente vicende della realtà quotidiana con delle immagini. Significa documentare qualcosa, nello specifico, quell’immagine è un pezzo di spazio in un determinato tempo, con determinate vite e/o oggetti dentro.

Nel mio caso non ho mai avuto velleità documentaristiche, l’ho sempre fatto per me, per ricordare posti e persone, per raccontare qualcosa ai nipoti, se ne avrò, o per stare in compagnia con un bicchiere di vino e le caldarroste in inverno.

Questa volta è diverso. Perchè lo spazio e il tempo sono di secondaria importanza. Conta cosa c’è, chi c’è ma sopratutto il perché. Il perché che motiva, che spinge forte, che emoziona.
Perché per me è come dire: “io sono stato qui, ho toccato la tua vita, per un istante sono entrato nel tuo mondo…”.

Ed entrarci, nella vita degli altri, questa volta è stato un attimo, fermarsi a riflettere, ora, un obbligo.
Come quando scatti immagini che credi abbiano un senso ma poi usi un briciolo di empatia e ti fermi. Ti metti a parlare di cose legate alle foto che fai e capisci che non basta, che servono le parole, che serve l’emozione che non si riproduce su un’immagine, serve il caldo, il sudore, l’odore. A volte i dettagli.

Una cosa mi ha colpito in particolare. Le osservo spesso mentre stringono, spezzano, spingono, forzano, chiudono. Le mani.
Nodose, rocciose, sfruttate, sporche, maledette da bestemmie e dal dolore di tagli e botte. Sempre lì, invece.

Sempre lì. A compiere un miracolo composto da milioni di variabili. A loro e alla loro infinità gestualità dedico questi scatti. Perché il resto, sarà una storia che racconteranno in tanti mentre questa, fatta di calli e di colla, è solo mia.

E una volta che sarà tutto passato la vera gioia sarà di rincontrarle in giro e stringerle di nuovo. Perché la gente con queste mani, ti fa diventare migliore.

Foto Fisioterapy Center

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