Acqua all’arsenico, la costosa soluzione dei dearsenificatori

Acqua all’arsenico, la costosa soluzione dei dearsenificatori

Politica - 30 milioni di euro per costruire impianti di dearsenificatori nella Tuscia, 6 milioni d'euro all'anno per la manitenzione e dopo 7 anni la necessità di rinnovare gli impianti. E' questa la soluzione giusta per risolvere la piaga dell'arsenico nell'acqua di casa?

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Acqua all’arsenico, è questa una delle piaghe più gravi che la Tuscia sta vivendo. E la soluzione? Al momento la strategia messa in atto è impostata in massima parte sui dearsenificatori. Strutture che attraverso sistemi di filtraggi operano una riduzione, nell’acqua che arriva nei rubinetti, delle concentrazioni della temuta sostanza. Una toppa che rischia d’essere peggio del buco se si considerano tutta una serie di fatti.

 

In primis, a quanto risulta, il costo per fornire la Tuscia dei necessari dearsenificatori ammonta a circa 30 milioni di euro. In 6 milioni di euro sono invece stimati i costi di manutenzione annuale. Ma c’è di più, dopo 7 anni gli impianti di dearsenificazione vanno sostituiti. Quindi si ritorna alla spesa iniziale, quella infrastrutturale. Euro più, euro meno. Un vero e proprio salasso.

 

Per più di dieci anni tutti hanno fatto finta di nulla. Il decreto legislativo n. 31/2001, attuativo della direttiva 98/83/CE, ha di fatto fissato in 10 microgrammi al litro la concentrazione massima di arsenico nelle acque destinate a consumo umano. Nel nostro territorio si è sempre pensato di rinviare a domani il problema, sfruttando delle deroghe previste dalla legge. Fino ad arrivare all’ultima deroga possibile, scaduta il 31 dicembre 2012. Da quel momento in poi, i sindaci delle città interessate da altre concentrazioni d’arsenico hanno dovuto emanare ordinanze per ristrizioni nell’utilizzo dell’acqua che sgorga dai rubinetti.

 

Ora, nella maggior parte dei comuni, si sta puntando alla realizzazione e messa in funzione dei dearsenificatori. Una spesa pubblica enorme. Può essere evitata? A quanto pare sì e la soluzione sta in una diversa tecnica: miscelazione. Consiste, in pratica, nel mischiare acque a concentrazioni d’arsenico fuori norma con acque a bassa concentrazione. In questa maniera si ottiene acqua a norma di legge e non dannosa per la salute dei cittadini. Il sistema è concretizzabile utilizzando bacini d’acqua “pulita” presenti in misura sufficiente sul territorio della Tuscia. Ma allora perché si continua a portare avanti il sistema degli impianti di dearsenificazione?

 

Per un ulteriore approfondimento consiglio di leggere un articolo di resoconto, pubblicato su RadioGiornale, su un convegno dal titolo ‘Arsenico, un anno dopo’.

 

 

 

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