Noccioleti, una minaccia per il futuro del lago di Bolsena

Noccioleti, una minaccia per il futuro del lago di Bolsena

Homepage - BOLSENA - Noccioleti a ridosso del lago di Bolsena, una prospettiva carica di criticità e che sta facendo scattare diversi campanelli d'allarme. Nei mesi scorsi avevamo riportato, sul tema, un intervento duro di Andrea Di Sorte.

ADimensione Font+- Stampa

BOLSENA – Noccioleti a ridosso del lago di Bolsena, una prospettiva carica di criticità e che sta facendo scattare diversi campanelli d’allarme. Nei mesi scorsi avevamo riportato, sul tema, un intervento duro di Andrea Di Sorte.

La nocciola, ricchezza o condanna per il Lago? A porre la domanda questa volta è l’Osservatorio del Lago di Bolsena che ha scritto un intervento analitico sulla possibile diffusione della coltivazione delle nocciole a ridosso di uno degli ambienti più importanti della Tuscia.

La Fune ha deciso di riportarlo integralmente.

 

Cresce di giorno in giorno la consapevolezza della vulnerabilità del Lago di Bolsena e della urgenza di proteggerlo. Allo stesso tempo è in crescita la superficie dei terreni impiantati a noccioli, agevolata dal Piano di Sviluppo Rurale e promossa dal Progetto Nocciola Italia Ferrero che promette una “rivoluzione che parte dalla Tuscia”. E cresce anche la preoccupazione: il nostro Lago farà la fine del Lago di Vico, danneggiato gravemente (e forse irreversibilmente) da una nocciolicoltura non sostenibile? La nocciola, ricchezza o condanna per il Lago?

In questa prima parte, discutiamo i rischi che la nocciolicoltura comporta per l’ambiente. In una seconda parte, presenteremo proposte per soddisfare esigenze solo apparentemente in conflitto: l’esigenza di sviluppo economico e quella di tutela del territorio. Tratteremo i rischi per il tessuto socioeconomico del territorio in un terzo post specifico.

I principali pericoli per l’ambiente del bacino del Lago sono:

– l’ulteriore inquinamento da fosforo delle acque del Lago. I concimi sono essenziali per la produttività di un noccioleto, e il fosforo ne è una componente importante. Dal suolo dei campi, questi concimi raggiungono le acque del Lago in vari modi – per ruscellamento, erosione, percolazione o drenaggio. Oggi, l’apporto troppo grande di fosforo dal bacino (che supera il cosiddetto “carico massimo sostenibile” o “carico critico”) è la causa dell’attuale degrado dello stato ecologico del Lago, che comporta il rischio della sua eutrofizzazione.

Una stima, basata su parametri validi per i noccioleti convenzionali del Lago di Vico, quantifica l’apporto addizionale di fosforo da una superficie di mille ettari, a due tonnellate di fosforo all’anno, quindi a circa il 30% del carico critico: questo in una situazione dove tutti gli sforzi dovrebbero andare verso una diminuzione della concentrazione di fosforo.

– l’inquinamento delle acque da fitofarmaci di sintesi. Attualmente, nei noccioleti in tutto il mondo si impiegano molti pesticidi diversi (circa 70 sostanze), dannosi per gli operatori agricoli, il suolo, le acque, le api e gli animali selvatici.

Se ci concentriamo sulle acque del Lago, il pericolo maggiore per flora e fauna acquatica proviene (secondo gli studi sul Lago di Vico) dagli erbicidi, e tra di loro dal glifosato. Già una importante relazione di Leone (UNITUS) di venti anni fa conclude: “ … è assolutamente incompatibile l’uso del glyphosate”. Ciò corrisponde alla conclusione di una recente nota informativa dell’ISPRA: “…ne [del glifosato] va invece assolutamente proibito l’uso all’interno di aree naturali protette”.

– l’abbassamento della falda acquifera dovuto ai prelievi per l’irrigazione. Produttività del noccioleto e qualità del prodotto dipendono da un apporto consistente di acqua d’irrigazione. Il fabbisogno annuale di noccioleti di un’estensione di mille ettari, potrebbe raggiungere fino ad alcuni milioni di metri cubi di acqua che viene sottratta dalla falda, cioè fin a un terzo del volume dei prelievi per vari usi (idropotabile, irrigazione, ecc.) attuali.

Consideriamo che l’uso che si fa oggi della risorsa acqua nel bacino del Lago non è sostenibile: già 20 anni fa, nell’ultimo studio disponibile, veniva osservato un continuo e consistente abbassamento del livello della falda. Occorre risanare questa situazione, invece di aggravarla.

Poi, il prelievo addizionale di acqua dal bacino ha un effetto indiretto indesiderato: aumenterebbe il tempo di ricambio del Lago e in tal modo il pericolo di eutrofizzazione.

– la riduzione della biodiversità dovuta all’impianto massiccio di grandi superfici di noccioleti. Ciò è in contraddizione all’obbligo – ai sensi della Direttiva Habitat – di mantenere e ripristinare la biodiversità della zona del Lago di Bolsena. Solo conservando la complessità dell’ecosistema si può garantire la sua qualità e funzionalità, il suo equilibrio e la sua resilienza. La riduzione della biodiversità ha multiple conseguenze negative – ad esempio riduce la capacità dell’ecosistema del Lago di far fronte all’inquinamento da fosforo e da sostanze biocide, e allo stress idrico.

La conclusione è evidente: l’impianto di noccioleti nel bacino non è sostenibile, se le modalità di gestione sono le stesse delle colture convenzionali intorno al Lago di Vico. Inoltre, questo modo di gestione ormai superato è in contraddizione con le indicazioni della normativa nazionale ed europea.

 

Foto Fisioterapy Center

Jooble La Fune