Voglia di Europa. Europa = lavoro: “Ai nostri progetti hanno lavorato una ventina di giovani”

Voglia di Europa. Europa = lavoro: “Ai nostri progetti hanno lavorato una ventina di giovani”

Homepage - Giulio Starnini è il primo degli ospiti della nuova rubrica de La Fune “Voglia d’Europa”. È direttore dell’unità operativa complessa di medicina protetta di Belcolle e socio fondatore della società italiana di medicina e sanità penitenziaria.

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Europa = lavoro: “Ai nostri progetti Europei hanno lavorato una ventina di giovani viterbesi”. Giulio Starnini, direttore dell’unità operativa complessa di medicina protetta di Belcolle e socio fondatore della società italiana di medicina e sanità penitenziaria, nonché capofila di alcuni progetti europei, con base a Viterbo è il primo degli ospiti della nuova rubrica de La Fune “Voglia d’Europa”. Alimentare la voglia di Europa, far crescere la volontà di accedere ai fondi europei e stimolare le istituzioni per rendere il Comune di Viterbo all’avanguardia nella progettazione e nello star vicino a chi vuole avventurarsi in questo percorso. Apre così la rubrica de La Fune che racconterà alcuni delle realtà viterbesi che hanno deciso di credere nella progettazione e sono state ricambiate con cospicui finanziamenti.

 

Europa e fondi europei. È così difficile portare i soldi nel viterbese?

“La società italiana di medicina e sanità penitenziaria è una onlus che fa attività nazionale e internazionale. Da sempre cerca di capire come finanziare le attività per garantire la salute dei detenuti. Noi attraverso una rete abbiamo raccolto delle idee progettuali, siamo partiti da dei progetti che sono stati analizzati, strutturati e affidati a chi sa fare progettazione europea come ad esempio le dr. Frontini e Bartocci, che in questo momento sono impegnate in nostri progetti”.

 

Che cosa chiede l’Europa?

“Chiede nuove idee e nuovi progetti che possano essere replicati”.

 

Di che cifre si parla per progetti come i vostri?

“Tra 200 e 250mila euro. Un progetto, Rehab, riguarda uno sportello d’ascolto presso gli istituti penitenziari, l’altro progetto che (Medics) invece si chiuderà a Roma in via Giulia con le massime autorità di Giustizia e di Regione. È stato studiato a Viterbo, proposto al Ministero della Giustizia che lo ha accolto e affidato al Sispe e all’Università di Firenze che ha coinvolto istituti penitenziari di Italia, Croazia, Inghilterra e Catalogna. È un progetto sul disagio psichico, sulla prevenzione del suicidio. Il progetto analizza il perché si arriva a certi gesti, che forse possono essere evitati”.

 

Il valore aggiunto non è solo quello legato al progetto però, si aprono anche alleanze strategiche per il futuro..

“È un valore aggiunto. Anche per l’aspetto finanziario, che è importante. La metodica di accesso è molto simile anche per altri ambiti. Servono idee e fare progetti per renderli fattibili. Poi vanno condivisi con altri esperti e proporla a dei progettisti che fanno questo di lavoro. Tra l’altro molti giovani hanno lavorato a questi progetti”.

 

Quante persone hanno lavorato nei vostri progetti europei?

“Almeno una ventina di persona a Viterbo, più quelle nelle altre città italiane ed europee”.

 

Sono anche una palestra per i giovani che vengono spinti a fare rete..

“Le nuove idee portano a un nuovo approccio anche nel lavoro. Da un’idea si arriva al progetto strutturale. È una bella palestra”.

 

Spesso c’è scetticismo verso l’Europa, lo avete vissuto anche voi?

“È una mentalità che non mi appartiene. Sono il direttore a Belcolle di una unità operativa di medicina protetta, cioè per i detenuti. Ce ne sono solo altre quattro, a Napoli, Genova, Milano e Catania. Città più grandi di Viterbo, se la abbiamo è perché ci abbiamo creduto. I progetti europei chiedono impegno e caparbietà”.

 

Cosa può fare una istituzione per star vicino a chi fa un progetto europeo?

“Intanto metterci la faccia, seguirlo, aver fiducia e impegnarsi anche con investimenti. Una amministrazione può non avere fondi in cassa, ma il patrimonio di una amministrazione è tale che può dare tutte le garanzie necessarie. Quindi deve credere nelle idee progettuali, affiancare i progettisti e investire. Serve modestia per formare persone per proseguire su questa strada, anche perché i fondi a disposizione sono tanti”.

 

Qui l’audio dell’intervista integrale andata in onda a Sbottonati, Radio Verde lunedì 16 maggio 2016.

 

Foto Fisioterapy Center

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