Viterbo tra i peggiori capoluoghi d’Italia per Legambiente, un fallimento amministrativo netto

Viterbo tra i peggiori capoluoghi d’Italia per Legambiente, un fallimento amministrativo netto

Homepage - 'Ecosistema Urbano 2017', Viterbo è un capoluogo di provincia guidato da una classe dirigente perdente e incapace di organizzare il territorio secondo standard dignitosi di qualità della vita.

ADimensione Font+- Stampa

‘Ecosistema Urbano 2017‘, Viterbo è un capoluogo di provincia guidato da una classe dirigente perdente e incapace di organizzare il territorio secondo standard dignitosi di qualità della vita.

E’ praticamente uno dei capoluoghi peggiori d’Italia, secondo un nuovo rapporto di Legambiente che mette in fila i capoluoghi secondo una serie di indicatori ambientali.

Fanalino di coda della graduatoria 2017 quest’anno è Enna (104° posto), preceduta da Brindisi (103°) e Viterbo (102°). Tutti e sei gli indicatori utilizzati per il dossier Ecosistema Urbano, in questi casi registrano scarse performance. Nelle ultime venti posizioni si trovano anche Napoli (86°) e Roma (88°), bocciate da Legambiente perché “ciclicamente vittime dell’emergenza smog e rifiuti”.

Vince Mantova, davanti alle inossidabili Trento e Bolzano, cui seguono Parma, Pordenone e Belluno. Il dossier dell’associazione del cigno verde prende in esame la gestione del ciclo dei rifiuti, i passi avanti nella mobilità sostenibile, la depurazione degli scarichi e il risparmio idrico, la riduzione degli sprechi d’acqua potabile, gli investimenti nelle rinnovabili e la rigenerazione degli spazi pubblici. Un gran numero di parametri, dunque, concorrono a tracciare l’identikit di capoluogo più sostenibile d’Italia.

In che modo queste città si sono meritate una menzione particolare? Tutte le prime sei classificate, spiegano da Legambiente, “sono nel gruppo dei centri urbani che hanno raggiunto e superato gli obiettivi di raccolta differenziata dal decreto Ronchi del 1997”, saliti al 65%. Mantova, addirittura, sfiora l’80% e “insieme a Trento figura ai primissimi posti anche per quello che riguarda la depurazione dei reflui e il contenimento delle perdite di acqua potabile dalla rete idrica”, con un tasso di dispersione vicino al 20%. Pordenone, invece, è sotto il valore fisiologico del 15%, e occupa le zone alte anche nella classifica delle città più alberate, con 29 alberi ogni 100 abitanti. Per quanto riguarda la mobilità, Bolzano e Mantova sono “tra i centri urbani con la più estesa dotazione infrastrutturale per la ciclabilità”, dichiara l’associazione ambientalista. A Belluno e Bolzano si respira un’aria meno mefitica di molti altri capoluoghi: in particolare, quest’ultima in dieci anni ha tagliato del 40% le polvere sottili.

Realizzato con il contributo scientifico dell’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e presentato a Milano, il rapporto inserisce nella top ten anche città del Sud Italia: Ad esempio Oristano (10° posto), in Sardegna, ricicla oltre il 70% dei rifiuti, più di tanti Comuni settentrionali. Inoltre ha incrementato considerevolmente il fotovoltaico pubblico. Tra gli altri centri urbani virtuosi c’è Cosenza (13°), che tra 2011 e 2016 è balzata dal 21% al 53% di raccolta differenziata. Una menzione speciale va anche a Pesaro, che sebbene occupi il 24° posto nella classifica dei capoluoghi sostenibili, ha fatto grandi progressi nella mobilità, con il progetto della Bicipolitana.

Foto Fisioterapy Center

Jooble La Fune