Viterbo, il capoluogo perduto – De Simone: “Abbattere il decentramento per tornare a vivere il centro storico viterbese”

Viterbo, il capoluogo perduto – De Simone: “Abbattere il decentramento per tornare a vivere il centro storico viterbese”

Homepage - Per fare un capoluogo serve un centro e Viterbo è "la città senza un centro". Questo il taglio, sul tema sollevato da La Fune sulla centralità della città di Viterbo nella provincia, offerto dal direttore di Confartigianato Andrea De Simone. Lo riportiamo fedelmente. Per intervenire è possibile scrivere alla redazione de La Fune all'indirizzo info@lafune.eu

ADimensione Font+- Stampa

Per fare un capoluogo serve un centro e Viterbo è “la città senza un centro”. Questo il taglio, sul tema sollevato da La Fune sulla centralità della città di Viterbo nella provincia, offerto dal direttore di Confartigianato Andrea De Simone. Lo riportiamo fedelmente. Per intervenire è possibile scrivere alla redazione de La Fune all’indirizzo info@lafune.eu

 

Il centro storico di Viterbo. Più che un luogo è ormai da troppi anni un contenitore vuoto, o meglio svuotato, in senso sia fisico che figurato. Con un serio impegno, volto a regolare con raziocinio e furbizia il traffico automobilistico, l’offerta dei servizi e il fiorire di imprese, si può riqualificare il quartiere dentro le mura.

Malgrado le idee di rilancio che via via si susseguono, nonostante le iniziative di imprenditori coraggiosi e a dispetto dei dati stellari di festival e iniziative private, il nostro capoluogo non riesce a scrollarsi il più radicato degli anatemi: la città con “il centro che non c’è”. È come una splendida pietra che manca di una montatura che la esalti.

Più volte e da più parti, a ritmi alterni, ci si interroga sulle possibili soluzioni; nei periodi di massima fertilità creativa, che solitamente coincidono con le quinquennali campagne elettorali, voci tonanti e autorevolissime snocciolano liste di ingredienti utili alla realizzazione di pozioni miracolose che possano restituire vitalità al centro storico della Città dei Papi. Nel giro di pochi mesi, però, il mare magnum di soluzioni immancabilmente s’infrange contro un muro di gomma e poi, per lunghi anni, le condizioni del centro rimangono immutate, radicate e intrappolate nell’incuria, nella sporcizia dilagante, nella solitudine di locali commerciali abbandonati e nell’eco delle magnifiche strade medievali dove i cittadini non mettono quasi più piede.

Torna a splendere il sole sulle vie dentro le mura cittadine quando risuonano i tamburi di Santa Rosa, quando la cultura dilaga nelle due settimane di Caffeina, quando le renne e gli elfi cullano le fantasie natalizie del Christmas Village, quando il grande cinema del Tuscia Film Fest imperversa nelle piazze. Poi, di nuovo, il silenzio. L’odore pungente. La sporcizia incastonata nei sanpietrini.

Le kermesse che animano il centro storico viterbese durante l’anno sono il dato incontrovertibile, l’esempio di come una buona strategia di marketing territoriale, contenuti di valore, l’intelligenza imprenditoriale e un costante sforzo amministrativo possano restituire battiti al cuore cittadino.

Viterbo ha già la soluzione per appropriarsi nuovamente della dignità di capoluogo di Provincia solo che, come gli scolari più discoli: può fare ma non si impegna. Dobbiamo invertire la rotta del decentramento e per farlo le attività economiche, motori di una qualsivoglia città, devono potersi espandere agevolmente dentro le mura. I flussi turistici per Viterbo devono rappresentare una fonte inesauribile da cui attingere: devono quindi essere supportati, incoraggiati, incrementati e spalmati su tutto l’anno, anziché solo sui fine settimana di alcuni periodi. I cittadini devono essere invogliati a tornare ad abitare i palazzi dentro le mura e per farlo devono avere accesso a servizi e infrastrutture. Le tasse comunali per chi torna ad abitare in centro, per chi affitta immobili abitativi o a uso commerciale, devono essere tagliate, se non eliminate ove possibile.

Bisogna prevedere per chi decide di ristrutturare gli immobili agevolazioni in termini di contributi in conto interesse “mutui a tasso zero”, anche prevedendo accordi con confidi e banche del territorio. In altre parole, le attuali politiche incentivanti rivolte a chi decide di avviare attività economiche, per funzionare al meglio e su lungo tempo, necessitano di alleati forti da rintracciare nelle strategie politiche e di investimento.

Dobbiamo entrare nell’ottica di dover affrontare un duro lavoro, fatto di sinergie costanti che non può esaurirsi nel giro di pochi mesi o, peggio ancora, arenarsi in anni di indefinitezza. In altre parole, la questione del centro storico cittadino non può ridursi ad un mero capitolo nell’agenda di Palazzo dei Priori. Per aiutare il centro a risorgere dobbiamo contrastare l’immobilismo amministrativo cronico; dobbiamo portare dinamismo e per farlo tutti gli attori sociopolitici ed economici che vivono la città devono cooperare. Per chi come noi è abituato a lavorare in sinergie imprenditoriali è probabilmente più facile ragionare in termini di cooperazione, di networking. Ed è proprio questa la chiave di volta che accomuna tutte le politiche di ripresa efficaci. L’anima politica non va molto lontana se slegata da quella economica, culturale, civica e imprenditoriale.

Foto Fisioterapy Center

Jooble La Fune